La caccia al cinghiale a rischio: "Nostre richieste tutte disattese"

Nicola Moroni boccia l’anticipo della stagione: "A queste le condizioni le squadre si ritireranno"

La caccia al cinghiale a rischio: "Nostre richieste tutte disattese"

Nicola Moroni, esperto cacciatore fermano

La caccia al cinghiale sta diventando una pratica sempre più onerosa, e le richieste di migliaia di appassionati del territorio vengono continuamente disattese dalla Regione Marche, tanto da profilarsi in forma di protesta una sospensione di tutte le attività. Una prese di posizione che arriva dopo l’annuncio da parte dell’assessore regionale Andrea Maria Antonini di voler anticipare la stagione di caccia al cinghiale dal 2 ottobre al 31 gennaio. Due giorni fa un primo segnale di allarme era stato lanciato dai cacciatori dell’Ascolano, ma la situazione è identica anche nel Fermano e lo stato di agitazione si avverte con forza fra chi pratica la caccia come attività ricreativa. E dire che nel territorio da anni associazioni di categoria come la Coldiretti, lamenta la presenza massiccia dei cinghiali, che provocavo danni enormi alle coltivazioni, oltre a creare condizioni di pericolo per la viabilità. In media in tre mesi, sommando gli abbattimenti di tutte le squadre, si supera un valore 1.000 cinghiali.

Nicola Moroni, esperto cacciatore fermano, quali sono le problematiche della caccia al cinghiale che vi hanno spinto alla protesta?

"Prima dell’inizio della presentazione del calendario della caccia avevamo presentato delle richieste alla Regione Marche che sono state tutte disattese. Anzi i costi della caccia al cinghiale sono raddoppiati. Faccio un esempio, lo scorso anno lo smaltimento delle pelli e delle viscere costava 550 euro, quest’anno ci chiedono 1.070 euro; è quasi raddoppiata la quota di partecipazione di ogni singola squadre; senza contare che tutte le spese per spostamenti, manutenzione e munizioni sono a carico di ogni singolo individuo".

Ci sono anche altri problemi?

"Sicuramente! Il periodo scelto a riferimento dal 2 ottobre al 31 gennaio è poco adatto. I Fossati sono pieni di vegetazioni, ma soprattutto c’è ancora troppa gente in giro come raccoglitori di castagne o funghi e questa è una condizione di pericolo che non si può sottovalutare. Inoltre le attuali temperature favoriscono il deterioramento delle carni".

E’ vero che si sta parlando di sospendere per protesta tutte le attività di caccia al cinghiale?

"E’ una posizione su cui migliaia di appassionati di caccia stanno ragionando. Se sono queste le condizioni e non ci saranno modifiche, le squadre si ritireranno".

Quali sono le vostre richieste?

"Abbassare i costi a carico delle squadre di caccia che sono divenute insostenibili; rivedere il periodo per l’apertura della caccia magari posticipandolo di qualche settimane e facendo arrivare alla fine di febbraio; rivedere le normative in particolare sulla composizione delle squadre, i vincoli di tabellazione perimetrale e altre cose".

Alessio Carassai