PAOLA PIERAGOSTINI
Cronaca

Il progetto che divide. Nuovo metanodotto, la Valdaso si spacca tra danni e benefici

Una rete sotterranea di circa 20 chilometri al confine tra le province di Ascoli e Fermo, che coinvolge sei piccoli Comuni.

Una rete sotterranea di circa 20 chilometri al confine tra le province di Ascoli e Fermo, che coinvolge sei piccoli Comuni.

Una rete sotterranea di circa 20 chilometri al confine tra le province di Ascoli e Fermo, che coinvolge sei piccoli Comuni.

La realizzazione del metanodotto noto come ‘Anello della Valdaso’ fa sempre più discutere. Il progetto in questione prevede la creazione di una rete sotterranea di circa 20 chilometri lineari, che attraverserà la valle dell’Aso a confine tra i territori provinciali di Ascoli Piceno e Fermo, interessando ben sei Comuni, ovvero Montedinove, Montefiore dell’Aso, Montalto delle Marche, Carassai, Ortezzano e Petritoli. Oltre cento sono gli agricoltori e/o proprietari terrieri interessati dal passaggio della rete, di cui circa 50 hanno già sottoscritto il contratto di accordo con la società Gasdotti Italia sulla base di un idoneo indennizzo dei danni da servitù di passaggio.

Tutti gli altri imprenditori coinvolti, hanno invece espresso la loro contrarietà al passaggio della rete che inevitabilmente ‘sventra’ terreni che siano essi coltivati o no. La contrarietà all’impianto è stata espressa con determinazione dalle associazioni di categoria come Confagricoltura Ascoli Fermo, presieduta da Mauro Acciarri e Coldiretti presieduta da Nasini.

La contrarietà delle associazioni è data da più fattori: in primis l’impegno nella tutela delle imprese agricole della valle, censite in circa 1.200 con conseguente occupazione dell’80 per cento del territorio, tanto da rendere la Valdaso una delle aree agricole più importanti della Regione Marche.

A sostegno del determinato ‘no’ al metanodotto definito a più voci ‘una minaccia per l’agricoltura di eccellenza della Valdaso’ c’è anche l’associazione Tutale e valorizzazione della Valdaso, presieduta da Luigi Sciamanna, molto attenta all’ascolto degli agricoltori e alle diverse fasi dell’iter burocratico per la progettazione e realizzazione dello stesso. L’iter burocratico dell’ ‘Anello della Valdaso’ è partito circa un anno e mezzo fa, quando sindaci, cittadini e associazioni si sono confrontati in varie occasioni di incontro, già coinvolti nella vicenda del biodigestore di Force, che il metanodotto andrebbe a servire.

Proprio loro, i sindaci, si sono trovati dinanzi ad una gestione complessa e delicata del caso metanodotto. Una delicatezza data dall’intreccio inevitabile tra il settore pubblico e quello privato. Tradotto: in ogni Comune coinvolto nel passaggio della rete metanodotto, ci sono agricoltori che sono favorevoli (pertanto firmatari del contratto con la ditta che eseguirà i lavori) e agricoltori contrari.

Questo dualismo di risposta privata vale per tutti i Comuni tranne che per Ortezzano e Petritoli, dove gli agricoltori si sono espressi in modo compatto ma diamentralmente opposto.

Per quanto riguarda il Comune di Ortezzano i sei proprietari terrieri sono all’unanimità contrari alla rete, a Petritoli i quattro titolari di terreni interessati hanno tutti sottoscritto l’accordo con Gasdotti Italia.

Paola Pieragostini