Giandonato non chiude le porte alla Fermana: "E’ nel mio cuore, pronto ad ascoltare proposte"

Per il capitano quasi 100 presenze in gialloblù: "Ma le cose verranno fatte in un certo modo, serve rispetto. Ho 32 anni e sto benone"

Giandonato non chiude le porte alla Fermana: "E’ nel mio cuore, pronto ad ascoltare proposte"

Giandonato non chiude le porte alla Fermana: "E’ nel mio cuore, pronto ad ascoltare proposte"

Una storia d’amore tormentata, che forse è arrivata alla fine. Così si potrebbe descrivere il rapporto tra Manuel Giandonato e la Fermana. Era iniziata con i troppi rossi della primissima stagione ed è (forse) finita con il litigio sotto la tribuna dopo la partita che ha decretato la retrocessione. Troppo facile riassumere tre stagioni così: in mezzo ci sono state tante esultanze e ricordi indelebili, nel bene e nel male. Quasi 100 presenze con i gialloblù. L’ex Juve ha cambiato 16 squadre in carriera, contando le giovanili. È sempre stato difficile per lui trovare una sistemazione costante. L’aveva trovata alla Fermana, la squadra con cui ha giocato di più in assoluto. Alti e bassi, come ogni storia d’amore.

Ciao Manuel, cosa vede nel suo futuro?

"Sono stato accostato a squadre in cui non andrei mai. Vorrei continuare la mia carriera professionistica. A livello di numeri posso farlo: 10 gol e 60 presenze negli ultimi due anni. Ho 32 anni e sto bene fisicamente. Però non chiudo le porte a niente, e ovviamente neanche alla Fermana. Se le cose verranno fatte in un certo modo sarò pronto ad ascoltare. L’importante è che ci sia il rispetto di tutti, a partire dalla gente che paga il biglietto per le partite, fino ai dipendenti e a noi giocatori. Bisogna avere coerenza e chiarezza. Se ci saranno, si può parlare di tutto".

Torniamo per un attimo a quegli istanti dopo l’ultima partita della stagione.

"Per il legame che si è creato mi era dispiaciuto sentire quella persona che per tutta la partita mi ha detto cose poco carine. Quando è finita, sono andato sotto la tribuna per metterci la faccia. Questo ragazzo ha continuato e non ci ho visto più. Il mio sfogo era dovuto più alla delusione di aver preso quelle parole rispetto all’arrabbiatura, che era per tutt’altro e non nei loro confronti. Sono stato il primo a sentirmi dispiaciuto per quell’episodio. A mente lucida ci ragioni e pensi che poteva essere evitato. Però, purtroppo o per fortuna, ho questo carattere sanguigno e in quel momento ho sentito il bisogno di difendermi. Se m’avessero detto ‘sei scarso’ sarei stato zitto, ma quando si va sul personale si esagera. Fortunatamente la questione non ha avuto alcuno strascico per l’intelligenza del ragazzo, ci siamo chiariti fuori dallo stadio".

Quale parola sceglierebbe per descrivere l’annata passta?

"Confusione. C’è stata sotto tutti i punti di vista. Chiunque girava attorno a noi poteva parlare. Un giorno aveva potere, il giorno dopo non poteva più venire al campo, e poi si tornava ancora sugli stessi passi. La squadra ha sempre dato tutto in mezzo a mille difficoltà. Ci sono stati ragazzi che si sono tolti i soldi dal contratto per poter permettere alla società di fare il mercato di gennaio o per tesserare un altro giocatore. Sono comportamenti che nel 95% dei casi non sarebbero successi. C’è stato attaccamento, e quegli ultimi due mesi lo dimostrano. Siamo retrocessi all’ultima giornata quando ci davano per spacciati a novembre".

Cosa si porterà dietro dall’esperienza con la Fermana?

"Nel cuore avrò sempre l’amore spasmodico dei tifosi. È semplice tifare le squadre dove va sempre tutto bene. Non solo a livello di risultati: c’è chi retrocede e riparte subito. Invece la gente di Fermo da anni continua a vivere estati come questa, di silenzio e incertezza. Nessuno sa quello che succederà, e nonostante tutto rimangono ancorati alla squadra. La piazza non ha un bacino così enorme, la Fermana la tifano i fermani. È un amore viscerale radicato negli anni. È una cosa bellissima perchè poi la domenica riescono a trasmettertelo, qualsiasi siano i numeri allo stadio. Capiscono i momenti, quando fare la voce grossa. È una tifoseria passionale e molto intelligente. Hanno sempre rispettato noi calciatori".

Filippo Rocchi