‘La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno’. Questa emblematica frase di Gandhi ci fa capire che la felicità varia da persona a persona, a seconda dei nostri valori e principi. Ognuno ha una sua propria concezione della felicità: per qualcuno può significare aver raggiunto il proprio obiettivo, avere una casa e una famiglia che lo ama, mentre per qualcun altro può voler dire non avere compiti per casa o mangiare il proprio cibo preferito o uscire con gli amici. In generale, tuttavia, si possono individuare due tipi di felicità: quella materiale e quella immateriale. La prima non è duratura, infatti quasi sempre ci stanchiamo di quello che abbiamo: un giocattolo, un vestito nuovo e vogliamo di più. Possedere qualcosa non è necessariamente un male, può esserlo per chi non riesce a sfruttarlo bene, perché con quello che abbiamo possiamo costruire non solo la nostra di felicità, ma anche quella delle persone che ci stanno attorno, compiendo gesti di solidarietà e aiutando chi ne ha bisogno. Dovremmo imparare ad essere meno egoisti e a condividere con gli altri i nostri beni. La felicità immateriale è invece un qualcosa di ancor più personale, che cambia in base alla nostra storia e al nostro carattere: ad esempio, per noi è raggiungere un traguardo, un obiettivo, è esprimere la propria opinione senza pregiudizi, sentirsi liberi nella società di oggi, essere rispettati, accettati e amati dalle persone con cui stiamo ogni giorno, amici, familiari e conoscenti. Essa si trova nelle piccole cose quotidiane, da un sorriso a un abbraccio, da un gesto gentile a un atto di bontà. Ci affanniamo tutta la vita a rincorrere il segreto della felicità, quando invece è sempre stato vicino a noi: sapere di avere tutto pur non avendo niente.
Classe II C