Fermo, 3 ottobre 2024 – La polizia continua a scavare sull’attività criminale dell’ex boss mafioso 67enne di origini pugliesi, Salvatore Annacondia. Gli investigatori della questura sospettano fortemente che ci siano altre vittime di estorsione da parte dell’ex collaboratore di giustizia, noto anche come “manomozza”. Secondo la polizia, che ha raccolto ulteriori sviluppi della vicenda, dovrebbero emergere ulteriori posizioni di imprenditori coinvolti nelle attività estorsive, che Annacondia potrebbe aver portato a termine con l’aiuto di presunti altri complici. Nel mirino dell’ex boss sarebbero finiti diversi imprenditori del Fermano e del Maceratese, che in qualche moda potrebbero essere stati presi di mira con le solite tecniche: minacce di morte alla persona interessata, ai familiari e ai parenti. Un modus operandi di stampo mafioso che potrebbe aver intimidito le vittime le quali, spaventate, non avrebbero trovato il coraggio di denunciare l’accaduto.
Al momento, però, è stato fatto un importante passo avanti con il quale, oltre all’arresto di Annacondia, ci sarebbero i primi nomi degli altri imprenditori oggetto di estorsione. La certezza è che il noto pregiudicato aveva avviato, secondo i dati raccolti dalla polizia giudiziaria, un’attività estorsiva ai danni di un imprenditore fermano e che aveva la sede della sua attività a Civitanova Marche, città dove Annacondia si era trasferito dopo aver vissuto per diversi anni a Porto San Giorgio, mentre faceva parte del programma di protezione dei pentiti di mafia. La vicenda trae origine da una segnalazione giunta alla squadra mobile di Fermo, in cui erano state evidenziate numerose visite dell’estorsore presso l’azienda in cui l’imprenditore era stato oggetto di minacce e di imposizioni relative ad un presunto debito per circa 10.000 euro.
La vittima, sotto minaccia anche fisica, avrebbe dovuto accollarsi un debito di un suo collaboratore, nonché dipendente, presso una società collegata all’azienda, in quanto “colpevole” di averlo assunto e di lavorare con lui, senza assicurarsi che lo stesso avesse onorato il debito con l’arrestato. Dal principio dell’estate scorsa, infatti, erano state numerose le visite di Annacondia volte a “ricordare” il pagamento del debito attraverso intimidazioni di varia natura e portata, che andavano dalla minaccia di prelevare fisicamente, con la forza, il “lavoratore moroso”, fino a delle vere e proprie minacce di morte nei confronti dell’imprenditore. La vittima, terrorizzata, aveva effettuato un pagamento parziale del debito “accollato con la forza”, prima con il versamento di 2000 euro e poi con ulteriori rate che Annacondia prelevava direttamente in azienda.
Negli ultimi incontri, di cui uno nel mese di settembre, l’imprenditore estorto aveva eccepito che il debito non era il suo e che il dipendente si era messo a lavorare in proprio, quindi non era tenuto a rispondere del debito altrui. Poi la richiesta d’aiuto alla squadra mobile di Fermo, che ha informato la Procura della Repubblica di Macerata e, col supporto operativo della Sisco di Ancona e di alcuni uomini della squadra mobile maceratese, ha teso la trappola all’ex boss cogliendolo con le mani mel sacco, dopo che si era recato nella azienda di Civitanova Marche per riscuotere la somma di denaro pattuita. Intanto ieri c’è stata l’udienza in videoconferenza dal carcere: Annacondia ha negato al giudice le accuse di estorsione e minacce.