Deportata da Servigliano ad Auschwitz

Giuliana Vannini, figlia di Grete Schattner deportata ad Auschwitz nel 1943, racconta la sua storia a Fermo, testimoniando la tragedia dell'Olocausto e l'importanza della memoria.

Deportata da Servigliano ad Auschwitz

Giuliana Vannini, figlia di Grete Schattner deportata ad Auschwitz nel 1943, racconta la sua storia a Fermo, testimoniando la tragedia dell'Olocausto e l'importanza della memoria.

L’8 ottobre 1943, in via Perpenti a Fermo, una bambina di 4 anni dorme nel lettone con la mamma che si chiama Grete Schattner. La mamma le viene strappata, viene internata a Servigliano e deportata ad Auschwitz-Birkenau. Non tornerà mai più, la storia di Grete Schattner, che è anche la storia di sua figlia Giuliana Vannini, passata dal silenzio alla volontà di raccontare e testimoniare, è stata ricostruita per intero nel libro di Paolo Giunta La Spada "Servigliano-Auschwitz". Giuliana ogni anno torna a Fermo, lei che vive in Emilia Romagna, è ancora e sempre quella bambina che dormiva serena e che un attimo dopo è finita in un incubo. È tornata ancora a Fermo ieri, nell’ottantunesimo anniversario dell’internamento, per incontrare gli studenti del liceo classico, per raccontare ancora quella storia che le è rimasta dentro, nel ricordo di quella mamma che non ha potuto vederla diventare grande. Dopo l’incontro con le classi quinte alla sala Rita Levi Montalcini, durante il quale Paolo Giunta la Spada ha incontrato il suo nuovo libro ‘Il razzismo prima delle leggi razziali’, Giuliana è tornata in via Perpenti, per una iniziativa che ha avuto il patrocinio del Comune di Fermo, della Prefettura, con la collaborazione della Casa della Memoria e del Tavolo della Legalità. Vicino alla targa apposta lo scorso anno si è celebrato un momento di ricordo, per Grete, per Giuliana che ha perso la sua mamma, per la follia dell’uomo che non conosce fine e che si rinnova purtroppo ancora, in tanti angoli del mondo. Gli alunni dell’Isc Fracassetti hanno curato la parte musicale, la tristezza nel cuore di tutti, nel ripensare a quella profonda ingiustizia e al dolore di tutti che ancora non si spegne.