Fermo, 23 febbraio 2023 – Le Marche, la Divina Commedia e la vita di Dante: nuova luce da due antiche pergamene. E’ quanto promette il terzo volume "Dante di Shakespeare, come è duro calle" della trilogia di Rita Monaldi e Francesco Sorti rivelando che Jacopo Alighieri è stato procuratore del comune di Fermo, in una cerchia che il padre Dante già conosceva a Firenze.
Secondo la ricostruzione di Monaldi & Sorti, Dante durante l’esilio non solo ha attraversato le Marche, ma vi avrebbe anche dimorato. Ancora più a lungo vi avrebbe vissuto suo figlio Jacopo. Nell’archivio di Stato di Fermo – raccontano - sono custodite due pergamene che testimoniano l’attività di Jacopo Alighieri per conto del Comune di allora.
I due documenti (redatti a Corridonia nel 1306 e a Monterubbiano nel 1325) furono resi noti negli anni Sessanta dall’italianista Febo Allevi originario di San Ginesio; vi è citato Jacopo ma erano però stati completamente tralasciati dagli storici come un caso di omonimia, per l’apparente mancanza di collegamenti tra il loro contenuto e la vita del poeta e della sua famiglia. Monaldi & Sorti hanno adesso indicato il "tassello mancante".
Anzitutto, ai tempi di Dante era presente a Fermo una nutrita colonia di esuli fiorentini, nota anche in tempi moderni come "contrada Fiorenza". Monaldi & Sorti hanno scoperto inoltre che la coppia di marchigiani Atto di Ugo da Cornalto (oggi Corinaldo) e Gentile di Gualterone da Fermo, attivi a Firenze nel 1301, era legata alla cerchia di personaggi tra i quali venne stipulato l’atto notarile del 1306 a Corridonia (allora chiamata Montolmo) al quale presenziò Jacopo Alighieri.
Il documento del 1306 (che riguarda una multa di duemila fiorini d’oro per danni nella guerra con San Ginesio, Camerino e Potenza Picena) venne infatti firmato a casa di un certo Gentile di Amoroso, strettamente legato alla potente famiglia dei Da Mogliano, nel cui feudo (e per loro conto) svolgeva inoltre l’ufficio di giudice lo stesso Gentile di Gualterone conosciuto da Dante a Firenze nel 1301.
Nel settembre 1301 Dante incontrò nel Consiglio dei Cento anche un altro marchigiano di spicco, Tedaldo di Lamberto da Montelupone (Macerata). La potente famiglia di Tedaldo (o Tebaldo) rientrerà in seguito tra i venticinque grandi tiranni al potere nei comuni delle Marche. Riassumono Monaldi & Sorti nelle Appendici del romanzo: "Subito prima di lasciare Firenze, Dante aveva dunque avuto rapporti con marchigiani di elevato spessore dai quali, durante il soggiorno marchigiano, avrebbe potuto ottenere appoggi e referenze". E aggiungono: "Fu forse grazie a questa rete di rapporti che Jacopo si inserì nell’area fermana".