Fermo, 12 novembre 2019 - Vivere finché c’è tempo e farlo in maniera piena, dignitosa. È un diverso concetto di sanità quello che si è affermato ieri, in occasione della giornata mondiale dedicata alle cure palliative, una ricorrenza utile a ribadire alcuni principi, come ha sottolineato il direttore di Area Vasta, Licio Livini. «Le leggi che disciplinano il settore ci sono – ha spiegato Livini – , le cure palliative sono l’insieme degli interventi terapeutici diagnostici e assistenziali rivolti alla persona malata, è un insieme di cure volte a migliorare la qualità della vita del malato e della sua famiglia. Si riafferma la vita e la morte non è più un evento strano ma naturale, verso cui bisogna fare un percorso di accompagnamento. Non sono terapie che sanno di accanimento terapeutico e nemmeno di eutanasia, danno sollievo alle sofferenze, al malato e al suo ambiente. Integrano gli aspetti sanitari, psicologici, sociali e spirituali. Offrono un supporto molto importante alla famiglia durante le fasi della malattia e dopo l’elaborazione del lutto, in una visione olistica del malato, in un equilibrio tra la malattia e gli aspetti esteriori».
Un discorso anche culturale secono la direttrice dell’ospedale, Fiorenza Padovani, portato avanti dai medici del Murri con grande coscienza e attenzione. Nel Fermano si sono mobilitate le associazioni di volontariato che si muovo in ambito sanitario, insieme hanno ottenuto il supporto del Centro servizi per il volontariato e oggi sono una rete efficace, anche dal punto di vista culturale, come spiega per tutti Laura Stopponi. «Palliativo – ha spiegato – nasce da pallio, il mantello, la presa in carico, l’abbraccio della persona. Ci piace particolarmente presentare oggi (ieri, ndr) questa idea, proprio nel giorno di San Martino, abbiamo una rete, un progetto e una sensibilità molto alta qui. Il progetto dura 18 mesi di formazione per i nostri volontari, con incontri sulla legge in materia ma anche sugli aspetti medici e psicologici, sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, sui dubbi che possono avere le persone».
L’iniziativa ha il patrocinio dell’Ordine dei medici, dei comuni di Montegranaro e Porto San Giorgio, il coordinamento dell’associazione ’L’abbraccio’ e la partecipazione dell’associazione Anpof (Associazione noi per l’oncologia fermana), dell’associazione malati di Alzheimer, di sclerosi multipla, dell’Ant e di Cittadinazattiva – tribunale per i diritti del malato. Il primario di oncologia, il dottor Renato Bisonni parla di un sistema che a Fermo è organizzato da tempo, una prospettiva di cura e di presa in carico che fa scuola per altri territori. Maria Rosaria Borriello è la coordinatrice infermieristica dell’hospice e di oncologia, racconta di una storia di presa in carico che è cominciata nel 2009.
«Eravamo spaventati – ha sottolineato –, non eravamo formati e pensavamo a curare, poi ci siamo resi conto che prendersi cura del paziente è veramente ciò che dà sollievo alla malattia, alla famiglia, a noi che ci sentiamo gratificati di alleviare i loro sintomi. L’associazione ’L’abbraccio’ attiva nell’hospice di Montegranaro fa parte della nostra equipe, partecipano alle riunioni multidisciplinari e alla formazione interna, fanno parte della vita attiva anche dei pazienti a domicilio».