Ci sarebbe stato vero e proprio agguato a colpi di pietre da parte di un gruppo di ragazzi italiani e marocchini, culminato con il danneggiamento del parabrezza dell’auto di Silvano Asuni, il 54enne di Monterubbiano accusato di aver travolto e ucciso con la sua auto l’amico Giampiero Larivera, pedasino di 55 anni e del tentato omicidio di un 24enne di Campifilone. E la tragedia sarebbe la conseguenza del tentativo di scappare dalla violenta aggressione. E’ quanto emerso ieri pomeriggio nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto di Asuni. Arresto che è stato convalidato dal gip del tribunale di Fermo, Teresina Pepe, che ha anche confermato la detenzione domiciliare per l’indagato. Il giudice ha respinto la richiesta di aggravamento della misura cautelare in carcere, presentata dal pm Alessandro Pazzaglia sulla basa di una nuova testimonianza spuntata ieri nel corso dell’udienza. Stessa sorte anche per l’istanza di scarcerazione presentata dal legale di Asuni, l’avvocato Anna Isabella Capriglia. Nel corso dell’udienza Asuni ha fornito la sua versione dei fatti rispondendo alle domande del giudice e del pm. L’indagato ha spiegato che lui e gli altri due amici, dopo essersi allontanati dal bar di Pedaso, dove avevano litigato con un gruppo di giovani, avevano raggiunto via Garibaldi e si erano fermati per dei bisogni fisiologici. Asuni ha specificato che lui e la vittima erano scesi, mentre il terzo amico era rimasto in macchina. Poi c’era stato l’agguato del gruppo dei ragazzi che li avevano raggiunti e avevano scagliato contro di loro alcune pietre, una della quali è stata ritrovata dai carabinieri all’interno della Volkswagen Golf di Asuni, un’altra poco distante. L’indagato ha poi spiegato come un marocchino, non ancora identificato, fosse salito sul cofano dell’auto e avesse danneggiato il parabrezza a calci, mentre gli altri componenti del gruppo stavano prendendo a pugni il tettino del mezzo sul quale sono state rilevate le impronte. L’indagato ha specificato che la partenza improvvisa alla guida della sua auto era stata dettata dalla paura di essere aggrediti. Credendo che Larivera fosse fuggito piedi, lui era ripartito in macchina per evitare conseguenze peggiori ed era scappato insieme all’altro amico.
Al termine dell’udienza, sebbene la versione dei fatti fornita da Asuni, il gip ha confermato momentaneamente tutte le accuse a suo carico: omicidio volontario, tentato omicidio, lesioni personali, omissione di soccorso e rifiuto di sottoporsi all’esame tossicologico. All’uscita dall’aula l’avvocatessa Capriglia si è detta convinta che il suo assistito non volesse uccidere nessuno, tantomeno il suo amico: "Abbiamo chiesto che venga sentito dai carabinieri il proprietario del bar per verificare l’attendibilità dei due testimoni dell’accusa, secondo cui il mio assistito avrebbe già tentato di investire uno dei ragazzi davanti al locale. E’ chiaro che Asuni si sia trovato in mezzo ad un agguato dal quale ha tentato di fuggire e durante il quale ha temuto per la sua vita. Non ci sono immagini in cui si vede l’auto del mio assistito travolgere Larivera. Nel corso dell’ispezione cadaverica, sulla testa della vittima è stato rinvenuto un grosso taglio e non è escluso che possa essere stato provocato da un corpo contundente. Questo ce lo dirà con certezza l’autopsia". Autopsia che è stata fissata dalla Procura della Repubblica di Fermo per oggi e alla quale parteciperà anche un consulente di parte nominato dalla difesa.
Fabio Castori