Commissariamento, Pignotti al contrattacco

L’ex sindaco: "Così la città non progetta, non cresce. Credo che i tre consiglieri non abbiano valutato le conseguenze delle loro azioni"

Commissariamento, Pignotti al contrattacco

Commissariamento, Pignotti al contrattacco

Ormai è tutto un ‘lavare i panni sporchi’ in pubblico, anziché in casa, per l’ex amministrazione e il sindaco Alessio Pignotti ritiene sia tempo di dire la sua. E non ci va leggero verso i tre consiglieri dimissionari, Marco Maria Lucidi, Francesco Tofoni, Maria Mariani verso i quali "la parola d’ordine da oggi sarà: indifferenza" garantisce. Ma prima lancia strali velenosi: "Queste dimissioni sono una mancanza di rispetto non tanto verso di me, quanto verso la cittadinanza. Credo che i 3 consiglieri non abbiano valutato le conseguenze delle loro azioni, né riflettuto su cosa avrebbe significato un Comune commissariato per un anno, in un momento delicato con tante questioni aperte". Pignotti parla di "un gesto avventato, vigliacco, irresponsabile e irrispettoso, senza alcun preavviso e ingiustificato, compiuto senza metterci la faccia, evitando il confronto in consiglio comunale, pugnalando la città con un pezzo di carta protocollato e, ancor più grave, senza ascoltare chi faceva parte della loro lista e del loro gruppo" aggiunge.

Liquida come "inesistenti, pretestuose e inconcludenti le motivazioni addotte circa il mancato ascolto e l’invio delle lettere ai centri anziani (spiegherò a tempo debito). Dialogo e confronto ci sono sempre stati, peccato che loro lo abbiano sempre evitato, non prendendo mai una posizione netta mostrando sì, perplessità ma che mai avrebbero lasciato presagire un gesto così estremo e irresponsabile".

Il rimpasto di giunta? "Ricordo che le nomine sono fiduciarie del sindaco e non ho ribaltato alcun voto popolare, giudicando il lavoro di chi mi sta accanto. La nuova giunta, che avrei avuto il piacere di presentare nelle assemblee pubbliche a luglio, ha iniziato a operare in armonia e senza sosta". L’inciso: "L’obiettivo forse era evitare di farci proseguire per paura si lavorasse al meglio?". Il rammarico: "Una città commissariata è una città che non progetta, non cresce". Tante le questioni da affrontare: "Il trasferimento di 600 ragazzi delle scuole, fortunatamente ben avviato; la centrale a biometano; la vicinanza e il sostegno ai commercianti di Casette d’ete vista la chiusura del ponte sull’Ete Morto; stavamo pensando una misura per le attività del centro storico per i disagi dovuti ai tanti cantieri; avevamo trovato un accordo sugli aumenti richiesti dal gestore del servizio di igiene urbana per evitare un salasso per i cittadini; tanti altri i progetti a buon punto, avviati o in partenza".

Il commissariamento garantisce una gestione ordinaria "che, nulla togliendo alla sua professionalità e impegno, non mira all’intraprendenza di chi ha fortemente voluto quel ruolo, supportato dalla comunità. Mi chiedo e chiedo: è meglio il Commissario? Meglio una città paralizzata? Per mano di 9 persone, 17mila cittadini si trovano in questa scellerata situazione – conclude – e 9 consiglieri non sono la maggioranza degli elpidiensi e la vicinanza di quanti mi hanno scritto e sono qui, oggi, lo dimostra" chiosa, allegando una foto in cui è circondato da giunta (manca solo Claudia Bracalente), ex presidente del consiglio, Alessio Terrenzi, consiglieri e componenti della coalizione. "Siamo pronti a ripartire con un gruppo grande, forte, che mai mi ha fatto mancare il sostegno, rappresentativo di centinaia e centinaia di consensi, già proiettato al futuro".

m.c.