Fermo, 22 agosto 2024 – Gli è stata fatale la voglia di incontrare la moglie e le tre figliolette che non vedeva ormai da mesi. Un punto debole sul quale i carabinieri sapevano di poter contare, tanto da installare un tracciatore gps sull’auto della sua consorte. Uno stratagemma che è stato fondamentale per la cattura di Salvatore Perricciolo, il boss 44enne della cosiddetta mafia della movida, latitante da sei mesi. Perriciolo era l’ultimo pezzo mancante di un sodalizio criminale, che operava principalmente nelle Marche, composto da sedici persone di diverse nazionalità, condannate in via definitiva con la conferma in Cassazione della condanna della Corte d’Appello di Perugia dell’ottobre 2022.
L’uomo, 44 anni, di origine calabrese ma da moltissimi anni residente a Montegranaro, latitante dalla vigilia della sentenza di condanna emessa dalla Corte di Cassazione il 13 febbraio di quest’anno, è stato arresto l’altro ieri sera a Capodistria, in Slovenia, dove si era rifugiato per sfuggire al carcere, in quanto deve scontare la pena di 21 anni di reclusione. L’arresto è stato eseguito al culmine di una capillare e complessa attività investigativa coordinata dal procuratore generale di Perugia, in sinergia con la Procura della Repubblica di Fermo e condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Fermo in collaborazione con l’Ufficio interforze di polizia giudiziaria e il corpo speciale dei Ros di Ancona.
L’operazione ha avuto carattere internazionale e ha interessato diversi Paesi europei, con la collaborazione di uffici inquirenti stranieri, in particolare con la Procura di Capodistria e l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale che funge da centro di contatto per lo scambio di informazioni supplementari.
L’arresto di Perricciolo, effettuato dalla polizia criminale slovena in coordinamento con i carabinieri del Ros di Ancona, è avvenuto nella serata dell’altro ieri ed è stato possibile grazie ad una intensa attività tecnica di acquisizione di numerosi tabulati telefonici, intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che pedinamenti.
Fondamentali per l’individuazione del latitante sono state le intercettazioni telefoniche, partite a marzo, ma a farlo finire in trappola è stato l’incontro avvenuto a Capodistria con la sua famiglia.
I carabinieri di Fermo, che stavano costantemente tenendo d’occhio la moglie del boss, quando hanno appreso che si sarebbe recata in vacanza a Capodistria, hanno alzato le antenne e hanno attivato la macchina delle forze di polizia intrenazionali.
Le ricerche si sono concentrate in Slovenia, dove l’auto della donna è stata individuata e con essa anche Perricciolo. Quindi il pedinamento e il momento opportuno per entrare in azione senza mettere in pericolo la famiglia del boss e i residenti. Il latitante è ora in attesa di essere estradato in Italia.