
Assemblea a Valmir di Petritoli per discutere le conseguenze della chiusura Beko su lavoratori e economia locale.
Confrontarsi sulle prospettive che si delineano dopo l’annuncio di chiusura dello stabilimento Beko a Comunanza e le inevitabili ripercussioni per i lavoratori e lavoratrici diretti e da indotto, nonché sul territorio della Valdaso. Questo lo scopo con cui ieri si è tenuta un’assemblea permanente presso la sala comunale a Valmir di Petritoli.
Dalle 11 alle 16, le organizzazioni sindacali nelle persone di Laura Latini coordinatrice Nidil Cgil, Valeria Sansolini segretaria Fiom Cgil e Frediana Tarquini segretaria FilcTem Fermo, sono state a disposizione di iscritti, sostenitori e cittadini, per discutere dei possibili scenari conseguenti alla chiusura Beko. Un problema che non riguarda solo i dipendenti dello stabilimento di Comunanza, ma anche centinaia di lavoratori impiegati in imprese e aziende artigianali di indotto alla Beko, dislocate sul territorio provinciale.
Nello specifico, solo in Valdaso (da Amandola a Rubbianello di Monterubbiano) i lavoratori da indotto messi in crisi dalla chiusura dello stabilimento, sono circa trecento. Da qui, l’impegno delle organizzazioni sindacali per sensibilizzare il territorio alle conseguenze commerciali e sociali della crisi Beko, unitamente alla volontà di ribadire azioni di tutela ai lavoratori e lavoratrici, sinonimo di famiglie ed economia del territorio da preservare.
"La situazione è delicata e richiede la compattezza delle organizzazioni sindacali – ha affermato Latini – la prima preoccupazione è per i lavoratori con contratto di somministrazione che come tipologia di accordo è commerciale, pertanto li porta ad essere i primi esclusi. Se da una parte è vero che le aziende che lavorano per indotto possono convertire i dipendenti, è altrettanto vero che non tutti possono esserlo. Il rischio di gravi perdite di lavoro, di tessuto sociale e di economia è molto alto".
"La vertenza Beko viene seguita unitariamente dalle organizzazioni sindacali a livello locale e nazionale – ha spiegato Sansolini – . La chiusura dello stabilimento di Comunanza è una tragedia e allo stesso tempo il ridimensionamento di personale di Fabriano è un fatto grave. Non dimentichiamo che questo territorio fa i conti con i disagi del sisma e lo spopolamento".
"Gli impatti negativi derivanti dalla crisi Beko – commenta Tarquini – sono tanti e di varia natura. La percezione del rischio a volte sfugge tra i lavoratori dell’indotto e la comunità. Per i primi, la conversione rischia di essere difficile a causa delle tante varianti inevitabili. Mentre l’economia compromessa di un territorio su cui sono dislocate aziende in difficoltà, rischia ferite sociali irreversibili".