Fermo, 8 gennaio 2025 – Per certi dolori dell’anima la cura non è solo dentro una medicina, un ricovero, un trattamento. Per chi pensa di non essere mai abbastanza, per chi si misura con un disturbo del comportamento alimentare è necessario un luogo che accoglie, persone che sappiano voler bene, professionisti che si prendano cura e un germoglio da far fiorire. È il senso dell’esperienza nata a Torre San Patrizio lo scorso 23 agosto, una casa grande, tre piani accoglienti e pieni di calore, per gestire l’accoglienza di giovanissimi, dagli 11 ai 18 anni, da riabilitare per un disturbo del comportamento alimentare.
Ad oggi sono tre le giovanissime che seguono un percorso di cura, arrivano da fuori regione e sono state inviate dai servizi di neuropsichiatria dei loro territori perché incapaci di riprendersi da sole dopo una lunga serie di ricoveri e di cure. Simonetta Leonardi coordina la struttura, nata per iniziativa della società Ofh che opera in cinque regioni, sempre sul recupero e sul supporto ai minori, allontanati dalle famiglie o stranieri non accompagnati: “La struttura per giovanissimi con disturbi alimentari è unica in Italia, spiega, perché tarata proprio solo sui minori. Abbiamo avuto l’accreditamento per avviare questo percorso, chi viene inviato da noi non sostiene nessun costo. Non c’è una convenzione in questo senso ma si accede come delibera dell’Ast di riferimento. Purtroppo non siamo riusciti ancora a costruire un rapporto di collaborazione con l’Ast fermana, per ora i ricoveri che abbiamo sono tutti di fuori regione. Abbiamo iniziato le attività in maniera graduale ma contiamo nel giro di un anno di coprire tutti i posti a disposizione che sono 12”.
I ragazzi hanno a disposizione tutti i giorni un’equipe multidisciplinare, cinque infermieri h24, una Oss, due psicologhe, il neuropsichiatra, dietisti e nutrizionisti, educatori e fisioterapisti, ogni aspetto del delicato percorso di ricostruzione è coperto. Francesco Sacripanti è il responsabile clinico: “Stiamo parlando di una vera e propria epidemia quella dei disturbi del comportamento alimentare che si è acuita dopo il lockdown, insieme a tutti i disturbi psichiatrici dei minori. Ci prendiamo cura di una fascia d’età che non ha servizi di questo tipo, che dopo i ricoveri in acuzie non ha possibilità di reinserimento e finisce inevitabilmente per avere ricadute. I disturbi del comportamento alimentare, la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali, vanno sostenuti da una rete complessa che parte dai medici di famiglia, i pediatri, i neuropsichiatri infantili, gli psichiatri, l’ospedale, la famiglia, la scuola e i posti dove si ricomincia a volersi bene, come il nostro”.
Ogni stanza è un piccolo universo lilla, c’è una piantina che deve germogliare, una scritta sul muro che incoraggia chi combatte, brani di canzoni per lo più. C’è un grande divano intorno al televisore, l’albero di Natale brilla ancora, e c’è una scatola dove inserire le idee per trascorrere la domenica, secondo i desideri di chi vive qui qualche mese, al massimo 18 mesi. Alberto Cutini è l’assistente sociale che segue e vigila sulle ragazze, ne ha accompagnata una a scuola a Fermo e torna per capire le necessità delle altre. Sono in camera a seguire le lezioni a distanza, a volte si ritrovano per i laboratori, c’è la pet therapy con i cani di Cristiano Bellissimo. “Questo è il nostro modello di cura – spiega il direttore sanitario Maurizio Volpini – andiamo oltre il disturbo, tendiamo a considerare la persona più grande del suo disturbo. Il nostro è un approccio non patologizzante, crediamo che ogni adolescente abbia in sè risorse che possono essere poste al servizio dei processi riabilitativi. Il nostro modello impiega ampiamente l’AI per pianificare interventi, predire comportamenti disfunzionali e organizzare strategie riabilitative. E lo facciamo prestissimo perché purtroppo i primi esordi della malattia si scorgono già alla scuola primaria, a 10, 11 anni. Da noi le parole fondamentali sono rispetto e apertura, ci piacerebbe aprirci al territorio marchigiano, accompagnare i giovani di qui verso una possibile vita più colorata e serena”.
Il direttore scientifico è Leonardo Mendolicchio, una assoluta autorità in Italia e non solo nel campo dei disturbi del comportamento alimentare, le ragazze hanno lo sguardo spaurito di chi ancora fatica a vedere oltre l’orizzonte, quello che serve è capire che le emozioni non fanno male, la vita non fa ingrassare, il sorriso, e il pianto, sono un lusso che ci possiamo permettere.