Banca clandestina e riciclaggio. Arresti e sequestri nel Fermano

Operazione messa a segno dalla Guardia di Finanza per sgominare un’organizzazione cinese che operava in tutta Italia. Due appartenenti al sodalizio erano residenti a Porto Sant’Elpidio, qui sigilli anche a un ristorante .

Banca clandestina e riciclaggio. Arresti e sequestri nel Fermano

L’organizzazione cinese si occupava di raccogliere denaro da riciclare e di stoccarlo in attesa di essere ritirato

L’operazione è scattata all’alba con 250 militari in azione, un elicottero, 4 unità cinofile cashdog e apparecchiature scanner per la ricerca di intercapedini. Un’operazione in grande stile quella messa a segno dalla Guardia di Finanza per sgominare un’organizzazione cinese dedita al riciclaggio di denaro per mezzo di una banca clandestina che aveva il quartiere generale tra il Maceratese e il Fermano, ma con tentacoli in tutta Europa. Dalle prime ore ieri mattina, i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, su delega dell’Eppo, European public prosecutor’s office di Milano e Bologna, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 33 persone. Oltre alla custodia in carcere per i due promotori, sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per cinque associati e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altri due appartenenti al sodalizio residenti a Porto Sant’Elpidio. Sempre a Porto Sant’Elpidio è stato sottoposto a sequestro un ristorante di proprietà di uno degli imprenditori cinesi coinvolti. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro beni e disponibilità finanziarie per più di 216 milioni di euro.

La misura giunge all’esito di una complessa attività investigativa che ha consentito di individuare un articolato schema di frode fiscale internazionale, realizzata attraverso numerose imprese in realtà inesistenti che avevano importato dalla Cina centinaia di container, contenenti principalmente abbigliamento e accessori, transitati dalla Grecia e immessi in Italia dopo una serie di triangolazioni con svariate società "fantasma" italiane, bulgare e greche in evasione dell’Iva e dei dazi doganali, sottraendo a tassazione più di 500 milioni di euro. La liquidità illecita accumulata veniva poi "ripulita" mediante un sofisticato sistema di riciclaggio, realizzato da un’associazione per delinquere di matrice cinese mediante l’utilizzo della cosiddetta Chinese Underground Bank, dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, situati a Civitanova, Corridonia e Porto Sant’Elpidio. Presso i tre sportelli bancari, celati all’interno di una villa, di un’agenzia viaggi e di un Cash&Carry, l’organizzazione cinese si occupava di raccogliere denaro da riciclare e di stoccarlo, per poi consegnarlo ai clienti che ne avevano preventivamente ordinato il prelievo. Il denaro contante poi veniva ritirato direttamente agli sportelli o inviato in diverse regioni d’Italia mediante "corrieri", oppure trasferito all’estero tramite "conti virtuali" con destinazione finale la Cina. I clienti, a fronte del prelievo del denaro contante, procedevano ad effettuare bonifici su conti correnti nazionali ed esteri riconducibili ai componenti dell’associazione criminale che, per tale servizio, trattenevano una percentuale sulle somme.

Fabio Castori