ANGELICA MALVATANI
Cronaca

Disturbi alimentari, malattia in aumento

La psichiatra Iacopini: "Colpisce chiunque, tante vite da salvare"

Patrizia Iacopini

Fermo, 16 marzo 2016 - Di fame si può morire, anche in questa nostra opulenta società, si muore di disturbi alimentari, ci si distrugge piano piano in una solitudine che spezza in due. Ieri era la Giornata col fiocchetto lilla, dedicata in tutta Italia ai disturbi del comportamento alimentare, una situazione che colpisce giovani e meno giovani, uomini e donne, e davvero rende la vita difficile. Il 2 giugno per la prima volta si celebrerà la Giornata mondiale dei disturbi alimentari, segno che la sensibilità è aumentata, che il problema c’è e si deve affrontare.

A Fermo si lavora all’interno del servizio di psichiatria, la referente del servizio per l’Area Vasta 4 è Patrizia Iacopini che da psichiatra vive in prima persona il dolore delle persone: «Nelle Marche ci sono solo tre ambulatori, quello di Pesaro, quello di Ancona e il nostro. Lavoriamo moltissimo prendendoci cura delle persone a tutto tondo. Ci occupiamo dell’aspetto psichiatrico, ma in equipe c’è anche un educatore, due psicologhe, una nutrizionista e poi l’endocrinologa, il neuropsichiatra infantile visto che l’età in cui insorgono i disturbi se è abbassata sempre di più».

Iacopini parla di storie colme di dolore, di giovani ragazze che finiscono per perdere il lavoro per colpa di una malattia che non viene riconosciuta tale: «E’ un male che provoca danni organici, complicanze mediche osteoporosi, aritmie cardiache, insufficienze renali. Per non parlare del rischio di suicidio, la depressione, dentro un conflitto interno difficile da elaborare. Noi cerchiamo di arrivare ad una guarigione totale, anche se c’è chi è stato ricoverato in ospedale, si guarisce quando c’è la diagnosi e il trattamento precoci».

Si rimane incastrati in un vortice mortale se non ci si cura, man mano che si perde peso non ci se ne accorge, c’è anzi l’idea ossessiva di aumentare di peso, un aspetto delirante rispetto alla realtà». Poi c’è l’anoressia o la bulimia declinate al maschile. «In questo caso parliamo di vigoressia, ci sono casi di giovani uomini che rimangono intrappolati dalla loro immagine, cercano un fisico scolpito dalla palestra, dagli anabolizzanti. Anche qui siamo nel disagio più forte e non se ne esce senza l’aiuto di uno specialista. Il problema è uscire dall’omertà, dalla vergogna, dalla paura di non essere capiti».

Il servizio a Fermo verrà potenziato, verranno individuati due posti letto, uno per minori e uno per adulti e l’ambulatorio, che oggi è alla palazzina di fronte al Murri che ospita il servizio Psichiatria, avrà una sede propria: «E’ giusto così, è una problematica specifica e complessa che va affrontata garantendo serenità alle persone colpite e alle famiglie che cadono spesso nella disperazione e nella confusione».