Le pensioni dei fermani sono tra le più basse d’Italia, sei pensionati su dieci sono sotto la soglia di povertà. L’allarme è di Maurizio Valentini dello Spi–Cgil Fermo che parla di aumento delle disuguaglianze: "La crisi incrementa la povertà, il carovita ha eroso il potere di acquisto di salari e pensioni. Le famiglie non arrivano più a fine mese, non pagano le bollette, saltano i pasti e rinunciano a curarsi. La situazione sta proprio peggiorando". Valentini spiega che sono 58.262 le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps nella provincia di Fermo, di cui 32 mila pensioni di vecchiaia, pari al 56,3% del totale, circa 3mila pensioni di invalidità (4,9%), 11 mila pensioni ai superstiti (19,8%), 1.700 pensioniassegni sociali (2,9%) e 9mila prestazioni a invalidi civili (16,1%). È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni erogate nel 2023 , elaborati dall’Ires Cgil Marche: "L’importo medio delle pensioni vigenti nella provincia è di 856 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.094 euro delle pensioni di vecchiaia ai 478 euro delle prestazioni per gli invalidi civili. Nella provincia di Fermo gli importi delle pensioni di vecchiaia sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali: meno 265 euro lordi medi mensili. Particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti che, nella provincia, sono di 1.284 euro, ovvero meno 297 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali". Il sindacato ribadisce che è significativa anche la differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono 1.327 euro lordi, l’importo corrisposto alle donne è di 830 euro, ovvero mediamente 497 euro in meno ogni mese rispetto agli uomini; la differenza per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a meno 713 euro mensili. Nella provincia di Fermo 34mila prestazioni pensionistiche, pari al 59,4% del totale sono inferiori a 750 euro al mese (stessa incidenza a livello regionale): dunque, 6 pensionati su 10 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà. Una condizione pensionistica nella quale si conferma il gap di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 39,9% del totale, per le donne tale percentuale sale al 74,1%. "Come sindacato pensionati abbiamo avanzato alcune proposte – aggiunge Nadia Offidani, responsabile provinciale previdenza dello Spi–Cgil, per le pensioni basse occorre rivalutare la 14esima mensilità e allargare la platea dei beneficiari".
Angelica Malvatani