Lo aveva scambiato per un altro guardando le foto segnaletiche dei presunti sospetti ed era finito sotto processo con l’accusa di aver truffato per 50.000 euro un parroco di Porto San Giorgio. Alla fine, però, dopo sette anni di odissea giudiziaria, la verità è venuta a galla e lui, insieme ai due presunti complici, è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. E’ quanto accaduto a un 43enne di Altidona, difeso dall’avvocato Anna Indiveri, che in questa vicenda ha avuto solo la colpa di avere qualche precedente penale. Insieme a lui erano finiti alla sbarra un 63enne di Morrovalle e un 66enne di Civitanova Marche, difesi dall’avvocato Enea Olimpi, anche loro assolti con la stessa formula. Soddisfatta all’uscita dall’aula l’avvocato Indiveri: "Il mio assistito ha sbagliato nella vita, quindi è finito tra le foto segnaletiche ed è stato scambiato per un truffatore seriale di preti che gli somiglia. In aula l’abbiamo dimostrato e il giudice ha giustamente assolto gli imputati". Tutto era iniziato quando un uomo, facendo credere al parroco di avere necessità impellente di denaro per gravi problemi familiari, spacciandosi per un certo Romeo e con l’ignara complicità di altre due persone, si era fatto versare circa 50mila euro. La prima puntata della truffa si era consumata il 14 ottobre del 2016, quando il falso Romeo si era recato dal parroco sangiorgese e gli aveva fatto credere di avere bisogno di denaro per il funerale della mamma morta in Sicilia e si era fatto consegnare un assegno e denaro contante.
Qualche giorno dopo, sempre il falso Romeo, aveva contattato nuovamente il sacerdote telefonicamente e, simulando un urgente stato di necessità, si era fatto effettuare una serie di versamenti di altro denaro su due carte postepay intestate ai suoi presunti complici. Alla fine, nel giro di due settimane, i tre avevano incassato circa 50mila euro.
Ad un certo punto però il parroco si era insospettito e aveva denunciato il fatto ai carabinieri, che avevano immediatamente avviato le indagini, nel corso delle quali avevano mostrato diverse foto segnaletiche alla vittima che aveva riconosciuto erroneamente il 43enne di Altidona. Poi erano risaliti agli intestatari delle carte postepay.
Per i tre era scattata la denuncia a piede libero per truffa aggravata. Nel corso del processo, però, era emerso che i due imputati della provincia di Macerata non conoscevano il 43enne e che avevano fatto un favore ad un conoscente facendosi versare del denaro sulle loro carte postepay, per poi restituirlo a quell’uomo. Era spuntata così una nuova figura, un noto truffatore seriale dei preti, residente a Civitanova Marche, ma con origini pugliesi. L’avvocato Indiveri aveva allora ipotizzato uno scambio di persona, chiedendo che venissero messi agli atti gli articoli di giornale in cui venivano riportate le condanne del truffatore seriale per le innumerevoli truffe ai parroci. Alla fine il giudice del tribunale di Fermo, esaminati tutti gli elementi, non ha potuto che assolvere il 43enne di Altidona e sui due presunti complici.