Fermo, 9 settembre 2024 – Tutti identificati e denunciati i ragazzi che l’altroieri notte hanno imbrattato le mura del tribunale di Fermo, del centro storico e del quartiere di Lido Tre Archi per chiedere giustizia per Jeddy Osama, il 23enne elpidiense di origini marocchine rimasto ucciso durante una rissa a Porto Sant’Elpidio.
La protesta è sfociata nelle scritte sui muri e a tre mesi dall’uccisione di Osama, colpito a morte con un coltello da un 34enne marocchino richiedente asilo politico e domiciliato a Porto Sant’Elpidio, città dove era scoppiata la tragica rissa. L’assassino del 23enne è in libertà con l’obbligo di firma e questo ha scatenato la rabbia degli amici. Nei guai sono finiti un marocchino, tre tunisini e un egiziano, tutti appartenenti allo stesso clan di cui faceva parte Osama.
Un clan dedito allo spaccio di droga e ad altri tipi di reati che è finito subito nel mirino della polizia. Fondamentali per l’identificazione dei primi due magrebini inizialmente incappucciati, sono state le immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza pubblici e privati. I due hanno commesso l’ingenuità di abbassare il cappuccio una volta lontani dagli obiettivi presi di mira, ma hanno dovuto fare i conti con la lungimiranza degli investigatori che hanno analizzato anche le immagini registrate dalle telecamere posizionate in altri luoghi di Fermo, dove i due sono passati a volto scoperto. Una volta comparati gli indumenti, le loro caratteristiche fisiche e i loro visi, non ci sono stati più dubbi. I componenti del clan hanno commesso poi un’altra ingenuità: hanno condiviso i video registrati durante il blitz sulle storie di Instagram e questo ha permesso di identificare anche gli altri tre. I ragazzi erano entrati in azione nella notte tra venerdì e sabato, effettuando un blitz nel centro di Fermo per poi prendere di mira palazzo di giustizia e imbrattandolo da tutti i lati.
La scorribanda era poi continuata nel centro storico e a Lido Tre Archi, quartiere dove sono domiciliati tutti i componenti del clan e dove una decina di palazzi erano stati oggetto degli imbrattamenti. A lanciare l’allarme era stato un dipendente del tribunale che aveva sùbito allertato la polizia. Sul posto erano subito intervenuti gli uomini della Digos, della squadra mobile e gli specialisti della Scientifica. Poco dopo era giunta la segnalazione che le scritte erano comparse anche a Lido Tre Archi. I poliziotti a quel punto avevano acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza.