Fano, 13 aprile 2021 - In molti pazienti il Covid-19 causa la perdita dell’olfatto e del gusto. E dopo la guarigione uno su dieci continua a non sentire odori e sapori. Soffrire dianosmia (deficit di olfatto) e ageusia (deficit di gusto) può incidere profondamente sulla qualità della vita, ma un’innovativa terapia anti-neuroinfiammazione, in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso, promette di aiutare a recuperare le funzioni.
E’ stato sviluppato dall’Azienda Ospedaliera Marche Nord, nel presidio fanese diretto dal professor Luca D’Ascanio primario dell’Otorinolaringoiatria, il primo ‘Protocollo di riabilitazione per i problemi dell’olfatto nei pazienti Covid’. Uno studio condotto, in team con le Università del Michigan, di Manchester e di Perugia, con l’arruolamento di un centinaio di pazienti (una trentina solo nell’ospedale di Fano) i cui primi risultati verranno presto pubblicati su un’importante rivista scientifica.
Post Covid: sintomi fino a quando?
Lo studio parte dall’ipotesi che la causa della perdita dell’olfatto interessi il sistema nervoso centrale. Ipotesi confermata dai risultati stessi del lavoro e da altri precedenti studi scientifici. "Attualmente siamo l’unico centro italiano coinvolto in questo studio - ci racconta il professor D’Ascanio -, riceviamo richiesta da pazienti di tutta Italia perché non c’è nessun altro in grado di fornire a questi pazienti un percorso riabilitativo. Non solo cuochi, sommelier o professionisti di profumi: non sentire l’odore di una fuga di gas o del cibo che brucia sul fornello fa la differenza nella vita di tutti. Tra l’altro la nostra è l’unica regione che per pazienti con esiti di covid lo fornisce in maniera gratuita, con l’esenzione".
Da novembre 2020 ad oggi sono stati una 30ina i pazienti trattati olfattivamente "con un kit apposito riconosciuto a livello internazionale che abbiamo fatto venire dall’Olanda". Una riabilitazione chimica (annusare ‘penne’ odorose con diverse intensità) associata ad un trattamento farmacologico, valutato sul caso specifico del singolo paziente, che ha mostrato un successo nel 60/70% dei casi. Un risultato ammirato dalla Repubblica di San Marino che ha chiesto di attivare "una convenzione per mandarci pazienti" dice il primario.
I dati preliminari riguardano pochi pazienti trattati per almeno 3 mesi. Ma i risultati sono promettenti. "Se per successo intendiamo un miglioramento, allora siamo nell’ordine del 60/70%. E’ chiaro che ci sono tanti fattori che possono influenzare: la durata della perdita dell’olfatto, l’età, ci possono essere differenze in base alle abitudini (il fumatore ha già qualche problema in più) e al sesso (tendenzialmente le donne hanno avuto un miglioramento più spiccato, ma la percentuale non è statisticamente significativa). Bisogna essere corretti: un paziente che si presenta dopo 6 mesi di perdita completa dell’olfatto non può avere garanzia di recupero al 100% anche se in un caso, proprio una dipendente di Marche Nord, abbiamo riscontrato un recupero stupefacente".