TIZIANA PETRELLI
Cultura e spettacoli

Traviata transgender a Fano strappa applausi e fa il pienone

Sold out di under 30 al teatro della Fortuna per la rivisitazione choc dell’opera di Verdi

La Traviata prodotta dalla Rete Lirica delle Marche con OperaLombardia

La Traviata prodotta dalla Rete Lirica delle Marche con OperaLombardia

Fano, 3 febbraio 2023 – “Molto rumore per nulla" direbbe Shakespeare. Un nuovo sold out per la Violetta trans, dopo il pienone della prova generale aperta al pubblico di martedì sera. Ieri pomeriggio tanti applausi ed entusiasmo giovanile dopo il religioso silenzio nell’ascolto, per l’anteprima fanese di La Traviata prodotta dalla Rete Lirica delle Marche con OperaLombardia, che dopo il tour lombardo si appresta a debuttare al Teatro della Fortuna di Fano (ore 20.30) per poi approdare a Fermo ed Ascoli dove le anteprime per i giovani saranno in forma di concerto.

Preceduta dalla fama di non essere adatta ad un pubblico under 30 (per la protagonista transessuale) a Fermo ed Ascoli l’opera è stata infatti censurata, mentre a Fano l’attualizzazione operata non ha scandalizzato il pubblico, tanto più che chiunque sul proprio cellulare ha costantemente a portata di mano tutto quello che di "scandaloso" si è visto in scena. La scelta del 29enne Luca Baracchini di raccontare la protagonista anche come una trans (non solo come la prostituta d’alto bordo narrata da Dumas nella Signora delle Camelie, a cui si ispira il libretto di Francesco Maria Piave), si è infatti concretizzata in alcuni momenti cruciali della narrazione, con la presenza sul palco di un mimo, alter ego di Violetta, il suo sé del passato, tormentato da un corpo maschile che non sente suo. Così nella potente storia d’amore e redenzione dell’Opera di Giuseppe Verdi, che è anche un duro atto di accusa nei confronti di una società ipocrita e fintamente perbenista nei confronti delle donne, l’idea di Baracchini di attualizzare la scandalosa vicenda creando questa nuova identità per Violetta, alla fine non appare neppure tanto stravagante.

Il momento clou della regia (che si muove in una scena lineare, pulita, vivacizzata da luci led che mutano di colore) lo si tocca quando sulle note struggenti di ‘Amami Alfredo’, il mimo scrive su un grande specchio l’eloquente invito: ‘Amati’, rilanciando il tema universale dell’accettazione di sé che, diffuso da una persona transgender, assume un senso ancora più ficcante.

Per il resto, la regia non presenta altri segni particolari: si scosta poco dal solco della tradizione perché quanto di più scandaloso è suggerito più che mostrato. Anche quando, nella scena della festa in casa di Flora, al posto del balletto di zingarelle e mattadori, compaiono una Drag Queen e due mistress con i frustini per una scena in salsa bondage.