Tombe e scheletri: sorprese in piazza Costa a Fano. I lavori disvelano i resti del passato

Nella stessa area all’inizio dell’anno affiorò l’“abbraccio di Fano”, quello di una mamma col bambino

Ilaria Venanzoni durante il sopralluogo in piazza Costa; nel tondo, l’“abbraccio di Fano”

Ilaria Venanzoni durante il sopralluogo in piazza Costa; a destra, l’“abbraccio di Fano”

Fano, 18 luglio 2024 – Ancora sorprese in piazza Costa. Dagli scavi archeologici appena iniziati nel rettangolo che va dalla pescheria a via Montevecchio stanno emergendo tombe medievali e perfino un ossario. Ieri sopralluogo della funzionaria della Soprintendenza Ilaria Venanzoni con gli archeologi che stanno conducendo gli scavi: operazione complicata dal caldo, mitigato solo dalle piante ad alto fusto che ornano piazza Costa, e dalla durezza del terreno a causa della siccità.

Si pensa che le tombe e gli scheletri siano collegati all’antica chiesa di San Daniele piuttosto che al più recente (risalente al 1600 circa) convento delle suore Agostiniane: entrambi gli edifici sorgevano in quella che oggi è la piazza del mercato. Se dovessero emergere altre tombe e ossari si porrebbe il problema di dove spostare gli scheletri. Per legge andrebbero chiusi in casse di zinco e tumulati al cimitero, con il Comune che si dovrebbe fare carico dei costi.

Già all’inizio di quest’anno nella parte tra la pescheria e Il Bello e la Bestia, dove il cantiere è stato chiuso e l’area è tornata calpestabile, era stato ritrovato lo scheletro di una mamma che stringeva al petto il suo bambino, il cosiddetto “Abbraccio di Fano”, ora conservati in un deposito comunale in attesa dell’esame del Dna per definire meglio l’identità dei due individui. Mentre si scava tra tombe e scheletri pare che stiano affiorando anche i resti di altri edifici pubblici romani: al momento è troppo presto per fare previsioni. Come nell’area davanti al ristorante Il Ballo e la Bestia sono venuti alla luce parti di un edificio termale con tanto di vasca, seppure priva dell’originario rivestimento in marmo, così dall’altra parte del cardo la terra potrebbe restituire i resti di altri edifici pubblici.

Prima di tutto si spera di recuperare e rendere visibili i resti dell’antico cardo, che attraversava proprio piazza Costa: “Vedremo quale sarà – commenta Venanzoni – lo stato di conservazione della strada”. Va comunque detto che nell’area di piazza Costa trasformata in cantiere è prevista non solo una nuova pavimentazione ma anche la realizzazione di due condotte di acqua bianca e quindi gli scavi partiranno dai 30 centimetri per arrivare ad una profondità di 2 metri. Questo dovrebbe agevolare il lavoro degli archeologi nell’individuazione dei resti romani, utili a ricostruire con sempre maggiore precisione la struttura urbanistica di Fanum Fortunae. Sulla opportunità di ricoprire ciò che riemerge dopo 2mila anni, Venanzoni fa notare che “tali scelte sono legate allo stato di conservazione dei resti archeologici che spesso hanno solo un valore scientifico ma dicono ben poco ai cittadini”.