ANNA MARCHETTI
Cronaca

Sciopero e ombrelloni chiusi? No dei bagnini: "Ma dicano se abbiamo ancora un lavoro"

Nessuna adesione alla protesta contro la Bolkestein a Fano. Tanfani, dei bagni Arzilla: "Si accaniscono contro di noi"

Da sinistra: Lorenzo Fatica, Nicola Tanfani e Matteo Uguccioni dei Bagni Arzilla

Da sinistra: Lorenzo Fatica, Nicola Tanfani e Matteo Uguccioni dei Bagni Arzilla

Fano, 8 agosto 2024 – Spettro Bolkestein”, nonostante il timore le che le spiagge possano finire a gara, i concessionari fanesi non aderiranno alla protesta di domani degli ombrelloni chiusi lanciata dalla Romagna. Ombrelloni aperti, dunque, ai Bagni Arzilla (440 ombrelloni e 90 gazebi),come spiega il titolare Nicola Tanfani, 35 anni. "La chiusura degli ombrelloni sarebbe solo un torto fatto ai clienti".

Quale contributo possono dare i concessionari fanesi nella battaglia contro la Bolkestein?

"Purtroppo possono solo incrociare le dita, siamo in balia dei giochi politici e di persone che qualsiasi cosa succeda hanno sempre garantita la loro poltrona da decine migliaia di euro".

Non è preoccupato per la sorte della sua spiaggia?

"Certo che lo sono, anzi sono in attesa di capire quale sia il mio futuro e se, le concessioni andranno all’asta entro dicembre 2024. Insomma non so se potrò ancora investire sulla spiaggia o dovrò cercarmi un altro lavoro".

E ai suoi clienti cosa dice?

"Che non si sa cosa succederà perché l’Europa spinge sulle liberalizzazioni ignorando che l’Italia si fonda sull’artigianato e le piccole imprese. Se arrivano le multinazionali, che hanno tutte le sedi all’estero, il nostro Paese perde una parte del suo Pil".

Cosa si aspetta dal governo?

"Spero che nell’affrontare le gare ci riconoscano il diritto di prelazione e delle buonuscite. Se le concessioni sono messe all’asta io, pur non avendo più il lavoro, devo comunque continuare a pagare i mutui accesi per gli investimenti effettuati. Vorrei capire perché solo le spiagge devo andare all’asta mentre si escludono i cantieri navali costruiti sulle aree portuali o gli impianti sciistici in montagna".

La sua impresa a quante persone offre lavoro?

"Abbiamo 25 dipendenti e una decina di fornitori. I miei genitori sono partiti nel 92-93 quando in questa spiaggia non c’era nulla e adesso, dopo che l’abbiamo curata, dandole l’aspetto che ha, la vogliono mettere a gara".

La convinzione comune è che i concessionari lavorino pochi mesi all’anno e guadagnino tanto: lei che risponde?

"Non è vero io non metto al polso Rolex né viaggio con la Ferrari. Siamo artigiani che vivono del proprio lavoro: iniziamo a marzo e finiamo a ottobre".

Ma i canoni demaniali non sono troppo bassi rispetto ai benefici ricavati?

"Non si possono mettere sullo stesso piano le concessioni di località come Forte dei Marmi, con quelle di Fano: i canoni andrebbero calcolati sul fatturato. Se ci sono luoghi in Sicilia o Veneto dove i concessionari fatturano 2milioni, non ne possono pagare 20mila come a Fano".