Fano (Pesaro), 11 maggio 2021 - "Sono ancora scosso. Anche perché ripenso continuamente al fatto che avrei potuto morire così, senza un motivo". Ha la voce che gli trema in gola nel raccontare quegli interminabili pochi minuti di paura. Lui è il 17enne pesarese vittima del brutale pestaggio di sabato sera alla Rocca Malatestiana di Fano, un’aggressione senza senso da parte di un branco di ragazzi poco più grandi, a differenza di lui ben piazzati, muscolosi e atletici, probabilmente dell’est, sicuramente violenti e pericolosi. Luca (il nome è di fantasia) non riesce neppure a chiamarla per nome, la sua aggressione.
"Questa cosa è avvenuta dal nulla, dalla voglia di questa gente di voler fare a botte. Io ho fatto di tutto per evitarlo, ma comunque è successo che sono stato menato senza motivo", racconta il minorenne. "Io ed il mio amico eravamo arrivati a Fano alle 15.30, col bus. Abbiamo passato tutto il pomeriggio con una ragazza di Cattolica, che verso le 20 abbiamo accompagnato alla stazione. Poi abbiamo fatto una passeggiata per i fatti nostri fino alla Rocca. Quando veniamo a Fano ci andiamo spesso, perché è frequentata da molta gente della nostra età".
Dopo pochi minuti però "sono arrivati questi, e si è capito subito che volevano attaccare briga. E’ successo tutto molto velocemente. Uno mi ha chiesto una sigaretta. Gli ho detto che non l’avevo e quando mi sono girato ho visto un altro che aveva in mano la collana del mio amico. La voleva provare, ma gliel’ha strappata dal collo e si è rotta. ‘Visto che è rotta la tengo io’ gli ha detto. Lì ho capito che le cose si sarebbero messe male".
Ma non ha fatto in tempo neppure a finire di pensarlo, che il branco (una quindicina di ragazzi, tutti maschi) avevano già accerchiato lui e l’amico. "Ci hanno ’inglobati’ - prosegue Luca -. Erano tutti intorno a noi e spuntavano tante mani, che ci toccavano. Uno ha afferrato la mano del mio amico e ha visto lo smalto alle unghie. Gli ha chiesto ‘Ma perché?’. Non appena ha dato attenzione a questo dettaglio, tutti hanno cominciato a dire che non gli piaceva. Un ragazzo allora ha tirato fuori l’accendino e ha detto agli altri ‘Adesso gli do fuoco alle unghie’. Io ho detto semplicemente: ‘Fermatevi, non vi abbiamo fatto nulla, non vogliamo problemi’. Non aspettavano altro: da lì è successo tutto".
Luca, che ha un piercing al sopracciglio, è stato minacciato. "Zitto, vuoi un altro buco al sopracciglio?" gli hanno detto. A quel punto due del branco, hanno afferrato il loro amico per allontanarlo. "Ma lui continuava a venirmi addosso, mi minacciava. Ma ora non ricordo con quali minacce". E’ confuso Luca, perché "poi è sbucato un ragazzo sui 18, di fisico grosso, sicuramente fa qualche sport perché sapeva dove picchiare. Mi ha detto qualcosa, ma non ho avuto il tempo di replicare. Mi ha dato due schiaffi, io sono magro e sono caduto subito. Da quel momento non ho più visto nulla, perché ero a terra, in ginocchio, sentivo solo delle gran botte. Penso che mi abbiano dato anche calci, quello che potevano darmi me l’hanno dato. Sentivo il mio amico che li implorava di fermarsi".
E’ lì che Luca ha avuto paura di morire. "Ho pensato a quello che si sente in giro e ho avuto la consapevolezza che poteva finire male. Se avessero continuato a darmi botte in testa sarei potuto morire". A distanza di tre giorni ha il naso rotto, così come il dito medio della mano destra. "Mentre mi picchiavano sentivo che mi faceva male ma non potevo fargli il dito medio - dice per sdrammatizzare, al termine di un racconto che per lui è stato molto faticoso -. Voglio ringraziare i sanitari del 118 che mi hanno soccorso, la signora che ha chiamato il 112. Spero che non accada a nessun altro e sono sicuro che grazie alle forze dell’ordine... la giustizia, anche se lentamente, arriverà".