ALESSIO ZAFFINI
Cronaca

C’è uno strano pesce nei mari di Fano: l’esperto spiega cos’è

Curiosità a Fosso Sejore per la ‘paparazzata’ di un essere marino dalla forma particolare. Il professor Piccinetti: “Si tratta di un’oloturia, un organismo della stessa famiglia delle stelle marine e dei ricci di mare. Non sono affatto pericolosi”

L'oloturia apparsa a Fosso Sejore, nel tratto di mare compreso tra Fano e Pesaro

L'oloturia apparsa a Fosso Sejore, nel tratto di mare compreso tra Fano e Pesaro

Fano, 11 agosto 2024 – “Ma che cos’è?”, “Non l’ho mai visto prima”. Sono tanti i commenti che sono scattati sotto a una foto pubblicata nella pagina Facebook, “La Fano che ci piace o non ci piace”, riguardo a un determinato e particolare soggetto: un animaletto dalla una forma particolare, infatti, ha fatto capolino all’altezza di Fosso Sejore, tra Pesaro e Fano, suscitando ilarità e battute. Ma di che cosa si tratta? E perché non l’abbiamo mai visto prima? In molti hanno cercato di dare una risposta a queste domande, citando il famoso Bibi’, un vermetto usato per la pesca.

La risposta dell’esperto

A rispondere a queste domande, però, è stato il professor Corrado Piccinetti, biologo marino, che ha subito identificato la strana creatura: “Si tratta di una sottospecie di oloturia, un organismo che rientra nella stessa famiglia delle stelle marine e dei ricci di mare – ha commentato il dottor Piccinetti –. Questo animale non è assolutamente raro nelle nostre coste, anzi è nostrano, solo che di solito lo si trova a 17 miglia circa dalla costa. Probabilmente, il poverino, è stato pescato per errore e subito ributtato in mare; da lì, le correnti, lo hanno portato fin quasi a riva”. Quindi un piccolo animaletto che, per cause umane, si è ritrovato vicino alla costa ed ai bagnanti.

Ma la domanda che molto è sorta tra le persone è stata: è pericoloso? “Decisamente no – continua il professor Piccinetti – Questi esseri sono totalmente innocui, anzi, sarebbero anche commestibili. Dopo la guerra, intorno agli anni ’50, le oloturie venivano pescate e scottate, fatte a mo’ di spiedino. L’unico problema è che sono difficili da pulire, perché questi esseri sono considerabili gli “spazzini del mare”: infatti, vivendo sul fondale, si nutrono di fango e detriti, ripulendo la sabbia da molte sporcizie e carcasse di altri pesci”.

Insomma, danno una mano “a contrastare l’inquinamento – dice ancora Piccinetti – La sfortuna, quando vengono pescati, è che hanno una bassa aspettativa di vita e, prima di morire, rilasciano il loro intestino, tingendo il pesce di giallo. Per questo, appena vengono pescati, vengono subito tolti dalle reti e rigettati in mare”. Insomma, nessun pericolo per i bagnanti e per gli altri pesci.