Tiziana Petrelli
Cronaca

Caso Pegan, la pista è quella dell’omicidio

I famigliari chiedono che la Procura pesarese intervenga. Dell'uomo si sono perse le tracce nel giugno 2013 mentre era in Albania a trovare la fidanzata conosciuta in chat

Ivan Angelo Pegan

Fano (Pesaro e Urbino), 27 febbraio 2015 - Novità sulla sparizione di Ivan Angelo Pegan, il 44enne residente a Fano 2 di cui si sono perse le tracce nel giugno del 2013 mentre era in Albania a trovare la fidanzata conosciuta in chat. L’altra sera la trasmissione “Chi l’ha visto” ha trattato nuovamente il caso su cui per il momento la Procura di Pesaro ha aperto un fascicolo per “allontanamento volontario”.

Per il momento, perché alla luce delle nuove scoperte rivelate in trasmissione, la sorella Barbara e tutta la famiglia Pegan chiedono alla magistratura italiana di convertire le indagini in una ipotesi di reato che consentirebbe la richiesta di rogatoria internazionale per Alba, che al tempo aveva chiamato in Italia gli amici di Pegan per dirgli allarmata «abbiamo litigato, non lo trovo più, è successo qualcosa di grave, venitelo a cercare».

Tanto più che su un quotidiano albanese è già uscita la notizia che la Procura di Tirana starebbe indagando per il suo “presunto omicidio”. «L’Ambasciata Italiana sta verificando la notizia – dice Barbara Pegan – e attendiamo già per domani (oggi, ndr) una risposta ufficiale». Per ora una cosa è certa. Questo è un giallo internazionale. «Un giornalista di Chi l’ha visto – spiega la Pegan – è andato a Tirana a cercare informazioni su mio fratello. E’ emerso che i documenti di rientro in Italia di Ivan Angelo sono stati falsificati. Risulta infatti che mio fratello si sia imbarcato il 23 giugno 2013 alle 21 circa da Durazzo per Bari, ma a quell’ora non c’erano traghetti. Ma aveva acquistato un biglietto - passeggeri arrivano in porto prima dei traghetti, per consentire le verifiche di polizia.

«Nella prima lista arrivata in Ancona il nome di mio fratello non c’era. E’ stato aggiunto in coda solo in un secondo momento. Una falsificazione che è il segno evidente che c’è qualcosa da nascondere. Per questo chiediamo ora alla Procura di Pesaro di convertire il fascicolo in ipotesi di reato. Una falsificazione non può farla chiunque. Deve esserci qualcuno nelle alte sfere...».