"In questa città, che è la terza delle Marche, oggi c’è una Pro loco più presente che in altre realtà. L’amministrazione comunale le ha dato sempre una delega in bianco, per una questione di opportunità economica. Ma se questo rapporto non viene gestito a livello politico, si rischia di avere manifestazioni di scarsa qualità che, con tutti gli sforzi e i meriti del volontariato, non sono gestite al meglio per la dignità della città, per il suo tessuto economico/commerciale e soprattutto per le ambizioni turistiche di Fano". Così Stefano Marchegiani, consigliere comunale di ‘La Fano che vogliamo’, già assessore al Turismo e alle Attività economiche della prima giunta Seri, raccoglie la sollecitazione di Tiziano Busca (coordinatore provinciale del Partito socialista italiano) che ieri sulle colonne del nostro giornale ha invitato la nuova amministrazione a distinguere "il ruolo delle istituzioni dalla funzione delle associazioni del terzo settore" denunciando "l’occupazione della politica culturale a soggetti il cui fine assomiglia molto alle attività della vicina Pesaro, oggetto di interesse da parte di tanti organi", con chiaro riferimento al caso di ’Affidopoli’ scoperchiato dal Carlino.
Quindi lei è d’accordo?
"Sì. Immagino che Busca voglia sollecitare non l’eliminazione di un rapporto, ma una maggior presa in carico di responsabilità da parte del pubblico. Perché l’amministrazione spesso ha dato i soldi alla Pro loco infischiandosene di mantenere la regia nell’organizzazione degli eventi che le ha affidato. ‘Spenderemo in meno’, diceva il sindaco. Ma non è solo un tema di spesa, dovrebbe essere un impegno intellettuale e di opportunità. Di sicuro è stata una scelta politica".
Come si è giunti a questo punto?
"Quando ero assessore al Turismo, chiaramente finanziavo alcune attività delle associazioni. Tra cui la Fano dei Cesari. Ma i singoli presidenti avevano paura a mettere la firma sugli atti. Allora si è fatta avanti la Pro loco. L’allora presidente Etienn Lucarelli si è fatto carico del problema, firmava per tutti e io davo i soldi a lui: regolari contributi, che hanno un regolamento ferreo da parte del Comune".
Poi Lucarelli ha preso il suo posto in Giunta e ha continuato su quella linea. Non c’era conflitto?
"Non sono un giudice, non so. Di sicuro però è un conflitto politico, che sarebbe meglio evitare in futuro. Tutti sapevano i ruoli di partenza. Certamente Lucarelli non era più presidente della Pro loco e anche il suo socio in affari, Gino Bartolucci, non lo era".
Perché nessuno ha mai sollevato la questione?
"Massimo (Seri, ndr) ha sempre fatto molta attenzione a non disturbare i volontari, perché quello era un suo bacino di voti. Lucarelli è sempre stato dipinto come l’uomo della provvidenza, colui che doveva cambiare il passo (quello di Marchegiani, ndr). Secondo me si è impegnato molto. Ha fatto del suo meglio. Però se i soldi non sono mirati a idee, si sprecano un po’. Puoi fare tutti gli Stati generali che vuoi, chiamare tutti gli Ejarque del mondo… Io tutti i soldi che hanno dato a lui, nel mio assessorato, non li ho mai visti. Volevo allungare di tre mesi la mostra di Leonardo per aprirla alle scuole, con quei soldi ci hanno fatto invece la Partita del Cuore, costata molto di più del ricavo dato in beneficenza (27mila euro di incasso, ndr). Sono scelte".
E la Commissione Garanzia e Controllo cosa diceva di queste scelte?
"Erano contributi legittimi. Per cui non c’è mai stato bisogno di interpellarla. Ma chi vuole può fare un accesso agli atti anche ora per vedere quanti soldi sono stati dati alla Pro loco in tutti questi anni e quanto è stato risparmiato dal Comune in questo modo. Non per buttare la croce contro un’associazione che è una realtà bella di Fano che coinvolge tante persone, tanti giovani e offre dei servizi. Ma la politica non deve delegare per poi fregarsene".
Tiziana Petrelli