Miti e leggende a Passaggi Festival. Facchinetti e il tesoro dell’amicizia

Questa sera nel palco di piazza XX Settembre a Fano il cantante dei Pooh converserà con Claudio Salvi

Miti e leggende a Passaggi Festival. Facchinetti e il tesoro dell’amicizia

Miti e leggende a Passaggi Festival. Facchinetti e il tesoro dell’amicizia

Si intitola “Che spettacolo è la vita. La mia storia“ la prima autobiografia di Roby Facchinetti, voce e tastierista dei Pooh, che in occasione dei suoi 80 anni ha voluto ripercorrere le tappe della sua esistenza, dall’infanzia alla consacrazione della sua carriera. Una storia che il protagonista avrà modo di condividere con il pubblico oggi a Fano, in occasione di Passaggi Festival. Il cantante, che è in tournée con i Pooh, converserà con il giornalista Claudio Salvi, sul palco di piazza XX Settembre, a partire dalle 22,30. Un ritorno in questa terra a cui Roby è particolarmente affezionato.

Facchinetti come nasce l’idea di scrivere questo libro?

"Volevo fare qualcosa di unico per il traguardo degli 80 anni e così dopo aver scartato alcune idee mi è venuto in mente di realizzare un’autobiografia, cosa che non avevo mai fatto fino ad ora perché sono sempre stato molto geloso della mia vita".

Il libro si apre con l’immagine di un bambino con gli occhi azzurri di nome Camillo, con una cartella di legno. Chi è questo bimbo?

"Sono io. Il mio nome di battesimo è proprio Camillo. Ho voluto iniziare la mia storia da quando ero piccolo perché ho vissuto un’infanzia fantastica, in un borgo alle spalle della città alta di Bergamo, in cui erano presenti otto famiglie. Eravamo una vera comunità. Lì ho potuto assimilare dei valori che ho sempre portato dentro di me. E quella cartella di legno ne è il simbolo: mio padre faceva il falegname, me l’aveva costruita lui, era bellissima, ma quando entravo a scuola facevo un baccano incredibile. Così la maestra disse a mia mamma di cambiarmi la cartella e me ne comprarono una di stoffa. Lì per la prima volta ho scoperto che cosa vuol dire rispettare le regole".

Un bambino che fin da subito si è innamorato della musica.

"A casa mia la musica non mancava mai e presto scoprii che aveva una magìa strana. Così mi portarono dal grande maestro Ravasio di Bergamo. Per me la musica era tutto. Amavo tantissimo il calcio, ma a metà partita ero capace di abbandonare tutti. E così con un enorme sacrificio acquistammo il primo pianoforte. Lì nacquero Piccola Ketty, Tanta voglia di lei e Pensiero".

Nel libro ha voluto però affrontare anche il tema dell’amicizia.

"Si può essere amici per sempre, come recita una nostra canzone. Un valore incredibile, per cui la memoria non può non andare ad amici che non ci sono più come Valerio Negrini e Stefano D’Orazio".

Ha qualche rimpianto nella sua vita?

"Sì. Con la mia famiglia, perché non ho visto crescere i miei figli come avrei voluto. Il più grande rimpianto professionale invece è legato alla vittoria dei Pooh a Sanremo. Non ce l’aspettavamo, così non avevamo preparato il brano per andare all’Eurofestival, che a quei tempi doveva essere un inedito e abbiamo ceduto il posto a Toto Cutugno. Lui vinse quell’edizione".

Nel libro c’è una domanda che Roby pone a Camillo: "Ma io e te siamo ancora noi?". Cosa risponde?

"Sì, siamo proprio noi, grandi sognatori. Credo che il vero motore della vita sia proprio non smettere mai di sognare e continuare a fare progetti: sono sicuro che la canzone più bella della mia vita la debba ancora comporre".

Alice Muri