Fano (Pesaro e Urbino) 18 giugno 2019 - “Mi sento in colpa per avere cresciuto i miei figli secondo quei precetti, per averli tenuti fuori dal mondo, che alla fine non è così brutto come viene dipinto lì dentro”. Il civitanovese Mauro Garbuglia è un padre che da sei anni ha perso un figlio, che ha liberamente scelto di restare in quella che il genitore definisce “setta”, quando lui e sua moglie ne sono usciti con l’altro figlio denunciando il leader per ‘riduzione in schiavitù’ e ‘maltrattamenti’.
“Sembrava un Paradiso Terrestre, ‘la speranza di un’umanità migliore’, l’esempio pratico di un gruppo solidale, fraterno, familiare, giusto, non giudicante… invece è tutt’altro. Quando ne sono uscito è bastato poco per capire che c’è del marcio dentro ‘Un Punto Macrobiotico’ (UPM) e dietro il suo leader indiscusso Mario Pianesi”. Così scrive il civitanovese nel prologo del suo libro inchiesta intitolato “Dietro la psico-setta Macrobiotica”, una scrittura catartica che vuole anche spiegare agli altri “i meccanismi manipolatori, capaci di intrappolare la mente di centinaia di migliaia di persone” perché “la conoscenza di tali sistemi può aiutare a non cadere nelle trappole delle migliaia di culti distruttivi presenti oggi in Italia”.
Per questo Garbuglia giovedì 20 giugno alle 19 sarà a Fano, alla piadineria ‘Gico ed Ele’ di piazza XX Settembre, a raccontare la sua verità sul movimento macrobiotico di Pianesi: una verità che assieme ad altre 39 compone il fascicolo di indagine aperto dalle Questure di Forlì ed Ancona che accusa i vertici dell’UPM di associazione a delinquere, riduzione in schiavitù, esercizio abusivo della professione medica ed evasione fiscale. Ma c’è anche un’appendice dell’inchiesta in cui spunta un’accusa di omicidio.
“Quando nel 2012 sono uscito dal movimento - ci ha raccontato -, ancora non avevo ben capito fino a che punto fossimo invischiati in una setta. E’ stata mia moglie a mettermi in guardia: iniziando a frequentare altri mondi ha iniziato a vedere anche i comportamenti invasivi del gruppo, che non erano quelli di un gruppo normale. Esaltazione del leader, regole e divieti, processi sommari per i trasgressori. Abbiamo iniziato a provare un forte senso di disagio e così ho scritto una lettera a Pianesi e da lì è iniziato il calvario”.
Garbuglia era entrato in quella che definisce “setta” a 22 anni quando viene dimesso da un ospedale con una prognosi di pochi mesi di vita. In 25 anni all’interno dell’UPM scala la piramide del movimento fino a diventare segretario nazionale, editore del gruppo, presidente dei probiviri Marche Sud. La sua ‘epiphania’ non è gradita a Pianesi. “Di ognuno di noi hanno un dossier e lo utilizzano per distruggerti. Il piano è complottistico, fatto di stalking, boicottaggi, richieste di denaro. Nessuno più era autorizzato a venire nel mio ristorante: dicevano che vendevo roba cancerogena”.
Gli adepti lo hanno emarginato. “Pianesi utilizza metodi che non percepivo al momento come manipolatori ma portano all’annullamento: una serie di regole assurde all’esterno che nel nostro mondo erano impossibili da rispettare. Al mattino dovevi alzarti col piede sinistro, vestirti iniziando dal braccio sinistro, pregare un’ora in difesa del capo e contro i nemici… potevi frequentare solo la gente del gruppo, era vietata la musica, ballare, le vacanze da soli….c’era l’obbligo di partecipare alle riunioni. Le persone normali lo mandavano subito a quel paese, chi restava invece lo faceva perché aveva un disperato bisogno di credere che lui era la cura di ogni malattia”.
A Fano, il titolare di ‘Una Malva’ (già Un Punto Macrobiotico) prende però le distanze sia da Pianesi che da Garbuglia. “Non ci sarò alla presentazione del libro perché domani parto per il mio Paese, la Bosnia - ci dice al telefono - ma non sarei venuto comunque perché non mi interessano i libri. Da anni, sia a Fano che a Pesaro, non ci chiamiamo più Un Punto Macrobiotico anche se abbiamo quella radice. Io sono grato alla macrobiotica, perché ne ho tratto solo benefici. Tengo a sottolineare che io non sono mai stato costretto a fare nulla, non ho mai dato soldi, non mi sono mai stati chiesti. Per tutto il resto c’è il tribunale. Io ho piena fiducia nella giustizia, se uno ha infranto la legge pagherà. Parlano però i fatti, non le interpretazioni personali”.
Dicono che non ha preso bene questo appuntamento. “Possono dire quello che gli pare. Io non c’entro nulla con quelle cose che dicono. Ma non ho problema con nessuno. Nella vita si fanno delle scelte. Io ho fatto le mie, loro le loro. Da un po’ di tempo c’è un calo fisiologico di persone nei miei ristoranti, ma allo stesso tempo è aumentata la cultura dell’alimentazione sana. Per cui non mi sento danneggiato dall’uscita di questo libro né dalla sua presentazione in città”.