REDAZIONE FANO

L’ex condannato per maltrattamenti: "Ma l’incubo non è ancora finito"

La vicenda di una moglie, madre di due figli, che continua a patire gli strascichi di una storia sbagliata "Avrei voglia di farla finita, ma devo pensare ai miei bambini". Magistratura e polizia monitorano il caso.

L’ex condannato per maltrattamenti: "Ma l’incubo non è ancora finito"

«Questa non è vita, voglio sparire» ha scritto la donna a un familiare (archivio)

"Sì, sto molto male dentro, non riesco a smettere di piangere e penso che l’unico motivo che mi tiene in vita è l’amore per questi bambini perché in questo momento che dormono mi verrebbe voglia di ammazzarmi, ma non lo faccio per loro, perché non li lascio in mano al mostro. Io sono distrutta, disperata, stanca, sfinita. Non sono più una persona. Questa non è una vita, voglio andare via, voglio sparire, voglio andare via da questo posto". Questo non è uno di quei messaggini che girano sui social, ma è quello che ha scritto in piena notte una giovane donna fanese, una professionista, ad un familiare. Una storia che supera i confini delle delusioni figlie di un matrimonio sbagliato. Perché in questa storia familiare da ormai molti mesi stanno lavorando con la massima attenzione anche gli uomini del commissariato cittadino guidati da Stefano Seretti. Una storia che anche la magistratura monitora costantemente.

Una vicenda che parte da lontano quando la giovane donna prende i figli, fa le valigie e lascia quella che era la sua casa. Dopodiché si rifà una vita – ma è un modo di dire – con un nuovo compagno, anche lui un professionista conosciuto. Ed anche lui è stato costretto a chiedere l’intervento della polizia perché bloccato in mezzo alla strada. "Tensioni continue, notti insonni, paura a camminare da sola in strada", racconta chi conosce bene ed è vicino a questa professionista. Insomma, una storia da codice rosso. Di quelle vere, vissute sulla propria pelle.

Una storia che ha imboccato le aule dei tribunali perché per questo caso, tra i tanti rivoli come quello legato alla facoltà di vedere i figli, è arrivata anche, il 23 ottobre, la sentenza di condanna in primo grado nei confronti dell’ex marito. Si tratta di un uomo conosciuto in città perché esponente di una famiglia molto nota, titolare di una società e ben inserito nella vita sociale cittadina, anche in ambito sportivo. Il mese scorso il tribunale di Pesaro è andato giù con la mano pesante nei suoi confronti, perché il collegio giudicante formato da Lorena Mussoni, Franco Tetto e Andrea Piersantelli hanno condannato a 3 anni e 4 mesi l’imprenditore per l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Tra le pene accessorie anche l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Da un capo di accusa è stato assolto, e cioè quello di violenza sessuale. E’ stato anche condannato "al risarcimento dei danni in favore della parte offesa, e cioè l’ex moglie, in proprio e quale esercente la responsabilità genitoriale nei confronti dei figli minori, da liquidare in separata sede" ed è stato condannato "al pagamento alle suddette parti civile di una provvisionale immediatamente esecutiva di 5mila euro nei confronti della ex moglie e di 10mila euro nei confronti dei due figli" si legge nella sentenza. Una sentenza, quella di primo grado del tribunale di Pesaro, contro la quale l’imprenditore avrebbe già espresso la volontà di ricorrere in appello.

Un inferno domestico salito alla ribalta pubblica perché il vissuto quotidiano di questa donna è giunto al limite della sopportazione, tanto da minacciare ai familiari la volontà di farla finita. Per di più qualche giorno fa – non esiste nessuno collegamento con l’ex marito – la donna ha dovuto chiamare la polizia perché le avevano scassinato, ma non si sa quando, la cantina del palazzo dove vive. Brutta storia a 360 gradi: sono stati coinvolti i figli che possono vedere il padre, ma non possono andare a dormire nella sua abitazione. L’imprenditore ha anche l’interdizione ad avvicinarsi alla moglie.

m.g.