
Un tratto fanese della ciclovia del Metauro nell'abitato di Tavernelle
Il comitato Ciclovia del Metauro non riesce a capacitarsi di come sia stato possibile cestinare un progetto pronto e lineare per farne un altro che rende il tracciato un percorso a zig zag. Come si ricorderà il progetto originario della cosiddetta Ciclovia turistica del Metauro utilizzava il sedime dell’ex ferrovia Fano-Urbino, ma il governo regionale successivo scelse di seguire un altro tracciato per non precludersi la possibilità di una futura eventuale riattivazione della tratta. "Ma questo è impossibile – chiosa il comitato – perché il ripristino è una “missione impossibile”, come oramai ha indirettamente ammesso la stessa Regione". "Pur di stare lontano dai binari – prosegue la nota del comitato – si è scelto un tracciato contorto che utilizza strade strette, trafficate e pericolose, talora anche in notevoli pendenze; che ha numerosissime interferenze; consuma inutilmente suolo prezioso; vaga tra capannoni industriali e luoghi insignificanti; richiede espropri per centinaia di migliaia di euro e una lunga serie di opere nuove e costose; in particolare: 9 ponti ciclopedonali; due attraversamenti idraulici; un sottopasso per l’acquedotto; 4 paratie di pali per allargamento sede stradale e un muro di sostegno in cemento armato di 340 metri. In sostanza, questo percorso non ha i requisiti per ospitare il turismo in bicicletta, requisiti invece posseduti dal progetto precedente; in più, con 4,5 milioni si realizzava circa una metà del percorso mentre con il progetto attuale si costruisce solo un ponte tra due quartieri di Fano". "Purtroppo – conclude il comitato – nella valle del Metauro quasi nessuna forza politica o economica ha preso coscienza del disastro che si sta facendo con denaro pubblico per fare un’opera inutile e dannosa per l’economia e la qualità del territorio".