Fano, 26 agosto 2019 - «La storia del Beato Antonio da Fano che sarebbe sepolto in un’intercapedine muraria del Convento/Chiesa di Santa Maria Nova, va chiarita e appurata con celerità». Sebbene all’Asur non sia ancora giunta alcuna notizia ufficiale, il dottor Marco Monaldi dell’Asur vuole che sia fatta al più presto chiarezza, perché la questione del Beato avrà quasi sicuramente una ‘coda’ sanitaria.
«Le Autorità coinvolte si attivino ciascuna per quanto di competenza, e si dia il via alle verifiche del caso» sollecita il medico. Come noto la questione è emersa a seguito dell’inizio dei lavori nel complesso di Santa Maria Nova, in via de Tonsis: l’ex priore Silvano Bracci ha riferito la presenza del corpo del beato (in realtà mai beatificato) in una parete in cui il progetto prevedeva l’apertura di una porta. La salma sarebbe stata murata nel ’59 dall’allora priore Talamonti, il quale ne avrebbe in seguito parlato a Bracci.
«Oltre alle implicazioni religiose nei confronti della comunità cristiana fanese – spiega Monaldi –, va infatti tenuto conto della Circolare del Ministero della Sanità 24 giugno 1993 n. 24 relativa al regolamento di polizia mortuaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1990 n. 285». Sebbene il medico fanese sottolinei che «anche se si verificasse un ritrovamento di tale genere, escludo che questo possa comportare problemi sanitari» dal momento che «sono passati 600 anni dalla morte del Beato Antonio e ormai quel corpo è mummificato».
Per Monaldi però «vale la pena rammentare come, circa 20 anni or sono, proprio alla luce di tali normative, il Comune di Fano nella persona dell’allora dirigente dei Servizi cimiteriali dottor Curina, chiese un nulla-osta sanitario per la tumulazione della salma di un anziano cappuccino della Comunità di Monte Giove, ai fini della sepoltura al di fuori del cimitero urbano, ovvero nella cripta sotterranea proprio sotto il Monastero. Il nulla-osta fu concesso dopo le verifiche della non sussistenza di alcun problema igienico-sanitario. Problema che non ci sarà neppure nel caso in questione, ma le verifiche vanno comunque fatte».
Ad ogni modo «sconcerta il fatto che solo a seguito dei lavori, sia venuta alla luce tale situazione» conclude Monaldi, che aggiunge: «Ho letto con interesse gli articoli di questi giorni, tanto più che ho conosciuto Padre Talamonti essendo io cresciuto nella Parrocchia di Santa Maria Nuova. Per quanto fosse un tipo eccentrico, mi sembra assurdo che sessant’anni fa possa aver fatto spostare un cadavere venerato (dal luogo in cui era sepolto fin lì, dentro un muro) senza che il vescovo di allora ne fosse a conoscenza o avesse approvato la cosa».