ANNA MARCHETTI
Cronaca

Fano, reperti interrati in piazza Costa: “Si ascoltano solo i commercianti”

Altolà di cittadini e associazioni per l’area archeologica emersa durante i lavori e subito coperta. “Si valuti bene il valore dei prossimi ritrovamenti”. E sulla questione ambulanti: “Andavano trasferiti”

Gli archeologi in piazza Costa, nel punto in cui si ipotizza passi il cardo massimo

Gli archeologi in piazza Costa, nel punto in cui si ipotizza passi il cardo massimo

Fano (Pesaro), 14 agosto 2024 – Piazza Costa e i suoi resti archeologici sono patrimonio di tutti, l’amministrazione comunale non può confrontarsi solo gli operatori economici”. Associazioni culturali e liberi cittadini lanciano un appello al sindaco Luca Serfilippi e alla sua giunta perché ascolti le loro preoccupazioni sul futuro dell’area: “La città non può perdere l’occasione di effettuare sondaggi archeologici completi e approfonditi. Vorremmo sapere se in quell’area passava o no il cardine massimo? O cos’altro c’era in quello spazio?”.

A farsi portavoce dei quesiti e dei timori di una parte della città è l’ex ispettore della Soprintendenza Gabriele Baldelli, al suo fianco il presidente del Centro Studi Vitruviani, Dino Zacchilli che già a giugno aveva sollevato perplessità sul progetto di piazza Andrea Costa, redatto dalla precedente amministrazione. Con loro anche l’Archeclub, l’Università dei Saperi, l’Università dell’Età libera, i circoli culturali Pertini e Gramsci, singoli cittadini come Luciano De Sanctis, Paolo Birri, Carla Panajoli, Gianni Orlando, Franca Borgogelli, Luigi Giombetti, Anna Frontalini, Silvano Bracci, Maurizio Tomassini, Paolo Lucarelli, Maurizio Sebastiani ed esponenti politici dell’opposizione, come Luciano Benini, Teodosio Auspici, Paolo Caporelli, Cesare Carnaroli, Stefano Marchegiani e Tiziano Busca.

Chiediamo – chiarisce il consigliere comunale Marchegiani – di essere degli interlocutori dell’Amministrazione comunale”. “Personalmente – spiega Baldelli – non sono mosso da spirito polemico, ma da senso civico e dalla fedeltà alla mia professione”. Zacchilli ha ricordato di aver inviato alla Soprintendenza le sue riflessioni critiche sul progetto di intervento in piazza Costa e sul cemento sotto il quale sono stati seppelliti i reperti archeologici emersi nella prima zona di scavo (lato Il Bello e La Bestia)”.

I lavori in piazza Costa – chiarisce Zacchilli – potevano essere una occasione unica per conoscere e approfondire il patrimonio cittadino e per una lettura unitaria dei reperti archeologici: si doveva procedere diversamente, trasferendo altrove gli ambulanti e trasformando la piazza in un unico cantiere dove far lavorare più maestranze e più archeologi. La soluzione adottata non soddisfa nessuno: lavorano male la ditta, gli archeologi e gli ambulanti costretti a convivere con la polvere”.

Per il professor De Sanctis “sarebbe opportuno indagare ancor più in profondità del livello romano per capire se c’è dell’altro, magari un precedente abitato”. “Quale funzione avrà piazza Costa non è chiaro – incalza Busca – si sarebbe potuto trasformare quella piazza in una risorsa capace di superare il tempo”.