Era fine agosto quando il Fano Calcio, appena costituitosi, iniziava l’avventura in Terza Categoria dopo che per settimane si era parlato di altri livelli. A distanza di tre mesi ne parliamo con il suo presidente Giovanni Mei. Presidente, che bilancio si sente di fare dopo questi primi mesi di attività?
"Abbiamo fatto passi da gigante. Al di là dei risultati, che comunque incidono, oggi possiamo dire che siamo una struttura vera e credo che meglio di così non si possa fare. Abbiamo le idee chiare su cosa vogliamo e dove vogliamo andare, poi il futuro è tutto da costruire ma questo dipende dal Consorzio Fano Sport. Noi, intendo io, Canestrari, Alessandrini, Biagetti, Pietrelli siamo un organo operativo, tutto il resto non dipende da noi".
Parlando di idee chiare a cosa si riferisce?
"Al fatto di voler mettere in piedi un settore giovanile di primo livello. È il mio primo obiettivo dichiarato, partire cioè dalle fondamenta, poi il Consorzio dirà dove si vuole arrivare. A noi spetta il compito di costituire una società alternativa che diventi la squadra della città. Capisco che non a tutti piace la collocazione in Terza Categoria, per qualcuno è umiliante, però partiamo da qui, anche se ci aspettavamo categorie superiori. Partiamo dall’ultimo posto col proposito di convincere tutti gli sportivi fanesi a seguirci come squadra della città. Chiunque arrivi è il benvenuto".
Che penso sia diversa dai destini di altre realtà…
"Stiamo facendo a Fano nel calcio una cosa mai esistita. Una società seria e pulita, aperta al coinvolgimento di altri che però ragionino come noi, senza stravolgimenti e senza commettere errori, come è successo in passato. Certo, anche noi possiamo sbagliare, ma se succede lo si farà in buona fede, senza retropensieri o dietrologie. Vogliamo un calcio che punti sui ragazzini, a misura di famiglie, senza sotterfugi, procuratori vari, interessi personali. Sia io che Canestrari dal calcio abbiamo avuto già tanto e non abbiamo bisogno di stare in prima fila per cui diamo un indirizzo a quelle persone fanesi che vogliono costruire un calcio diverso".
La strada è lunga…
"Abbiamo 20 ragazzini che migliorano a vista d’occhio, i loro genitori sono sorpresi. È il germe per costruire qualcosa di grande. Poi non mi sarei aspettato di vedere i soci del Consorzio alle partite, né la delicatezza di averci lasciato lavorare in piena libertà. Se ognuno sta nel suo ruolo non ci saranno mai problemi".
Silvano Clappis