
Fano (Pesaro e Urbino) 25 aprile 2025 - È iniziata con i fischi e si è chiusa con un lungo applauso. Tra tensione e riconoscenza, la celebrazione del 25 aprile a Fano – per l'80° anniversario della Liberazione – si è mossa lungo un doppio binario: da una parte le contestazioni, dall'altra la memoria viva.

I video lo testimoniano chiaramente: mentre la banda cittadina intonava l'Inno di Mameli per aprire ufficialmente la giornata, una parte del corteo – legata ai centri sociali – ha scelto di manifestare dissenso con fischietti fischi e cori, proprio durante la deposizione della prima corona d'alloro sotto la residenza comunale. È invece ormai consuetudine il lancio dei fumogeni rossi in via San Francesco, ma quest'anno il fumo ha invaso anche l'interno del supermercato Coal, costringendo i dipendenti a chiudere le porte. I cori, molti dei quali diretti contro l'attuale governo e le sue politiche in tema di guerra e difesa, si sono fatti sentire per tutta la durata del corteo – che i contestatori, come da tradizione, hanno lasciato prima della tappa finale al monumento ai Caduti – e anche nei momenti più solenni della cerimonia. Cori e slogan hanno interrotto persino l'inaugurazione della Stele per la Pace ai giardini Biancaria Morelli, opera promossa dall'ANPI e realizzata dagli studenti del liceo Nolfi Apolloni. L'intento era creare uno spazio di riflessione, ispirato ai valori della Costituzione (art. 3 e 11) e alla figura di Teresa Gullace, simbolo della Resistenza femminile. Ma la voce al megafono ha sovrastato anche le istituzioni e il professor Giorgio Cassoni, che ha guidato il progetto sottolineando il valore simbolico dell'opera: “L'effetto di sfocatura rimanda al consunto e allo sfregiato – ha detto – e richiama il lungo viaggio della lotta per la libertà”. Tra gli striscioni esposti lungo il percorso, ce n'era uno che portava la firma della lista civica “In Comune Fano” con il logo ben visibile e la scritta “25 aprile sempre”, lo stesso messaggio riportato su Facebook dal consigliere di minoranza Samuele Mascarin, già assessore alla Memoria della città, che ha definito quella di Fano “una bella e partecipata manifestazione, con oltre 400 persone in corteo. che si chiama ora e sempre Resistenza”. E in effetti, tra cori e maleducazione, c'è stato un momento in cui tutto si è fermato. O quasi. Quando Giacomo Serrani, partigiano della Brigata Garibaldi, ha preso il microfono con voce stanca ma lucida, i cori contro la guerra continuavano, ma chi ha scelto di ascoltarlo lo ha ringraziato con commozione. A 102 anni, Serrani ha ricevuto una targa dall'ANPI fanese, che lo ha definito “custode della memoria antifascista”. Originario di Jesi, fanese d'adozione da 67 anni, ha raccontato la sua vera Resistenza: “Ero un liceale quando son partito militare per fare il corso da allievo ufficiale medico – ha detto –. Mi hanno mandato al confine con la Jugoslavia, dove dovevamo appoggiare reparti fascisti nei rastrellamenti. Poi a Pisa, ricoverato per una pleurite, ho scaldato il termometro fingendo la febbre e sono scappato, consapevole che rischiavo la fucilazione. Da lì ho scelto: sono entrato nella Resistenza e ho fondato un gruppo della Brigata Vallesina a Jesi. Abbiamo sabotato i tedeschi fino a luglio. Poi gli alleati sono arrivati”. «Ho fatto metà militare come soldato italiano e metà come partigiano. Dopo l'8 settembre ho scelto la strada che mi sembrava più giusta – ha aggiunto –. Un po' per amore, un po' per rabbia. È iniziato tutto con un compagno di scuola, Alberto Baioni, che mi ha parlato per la prima volta di antifascismo». Con un sorriso, ha chiuso: «Con tutto questo, sono ancora qui. Ho subito tante operazioni, sono invalido di guerra. Ma sono qui». Un applauso lungo, sincero, ha accolto la sua testimonianza. Forse il momento più vero e potente dell'intera giornata.