di Tiziana Petrelli
Esce dalla società che aveva contribuito a fondare, vende le sue quote all’ex socio che la rileva interamente e poi va a lavorare dalla concorrenza, portando via con sè più di 200 clienti. Un danno economico che ha messo a rischio la tenuta sul mercato di un’azienda del settore antifurto del nostro territorio. Il titolare, un 45enne della provincia, ha denunciato tutto alla magistratura che, dopo 5 anni, si è pronunciata: il socio infedele (coetaneo, anche lui del pesarese) dovrà risarcire il danno quantificato in quasi un milione di euro, a favore dell’azienda a cui si sono sottratti con dolo i profitti.
"Un caso emblematico dell’importanza della tempestività delle indagini in campo imprenditoriale" racconta Alessandro Giuliani dell’agenzia Kontrol Service di Fano che è intervenuta in soccorso di quest’azienda della provincia, operante nelle Marche e in Romagna, rimasta invischiata in una situazione spiacevole e inattesa. "I responsabili di questa azienda che si occupa di installare antifurto e fare assistenza - prosegue Giuliani - ci hanno contattato spiegando di trovarsi in una situazione di grave crisi economica in seguito all’uscita di un socio. Il calo del fatturato era stato repentino e inspiegabile, nonostante l’apparente regolarità dell’operatività aziendale. Dopo l’iniziale sconforto, il socio rimasto ha deciso di approfondire le ragioni dietro l’improvvisa contrazione".
Nonostante non vi fossero state lamentele dai clienti né riduzione nei servizi offerti, la lista delle disdette contrattuali aumentava e quella degli ordini si si assottigliava. "L’ipotesi più plausibile - dice l’investigatore privato - era che vi fosse un’interferenza esterna. Su indicazione dell’avvocato abbiamo avviato un’indagine per verificare la possibilità di concorrenza sleale e sottrazione di clientela con dolo. L’indagine ha rivelato che il socio fuoriuscito, collaboratore di una nuova azienda concorrente, aveva utilizzato informazioni riservate e soprattutto sottratto il database clienti per poi contattarli offrendo sconti significativi sull’assistenza impianti, incentivando il trasferimento di questi ultimi alla nuova impresa. Attraverso una raccolta accurata di prove, tra cui testimonianze, corrispondenze email, foto e video, siamo stati in grado di dimostrare l’illecito".
I fatti risalgono al 2019. "Le risultanze investigative - conclude Giuliani - hanno giocato un ruolo determinante nel procedimento giudiziario, culminato con una condanna del responsabile per concorrenza sleale e utilizzo abusivo di informazioni riservate. Il tribunale ha stabilito un ingente risarcimento danni, quantificato in quasi un milione di euro".