REDAZIONE FANO

Ecatombe del commercio in centro: "Chiudono pure attività ventennali"

Sempre più saracinesche abbassate, l’allarme delle associazioni di categoria. Confesercenti: "Il Comune pensi a iniziative e sgravi fiscali". Confcommercio: "Il web ha preso il 55% del mercato".

Sempre più saracinesche abbassate, l’allarme delle associazioni di categoria. Confesercenti: "Il Comune pensi a iniziative e sgravi fiscali". Confcommercio: "Il web ha preso il 55% del mercato".

Sempre più saracinesche abbassate, l’allarme delle associazioni di categoria. Confesercenti: "Il Comune pensi a iniziative e sgravi fiscali". Confcommercio: "Il web ha preso il 55% del mercato".

di Tiziana Petrelli

Sempre più saracinesche abbassate lungo il corso. Chiudono uno dietro l’altro "i bei negozi di qualità" dei piccoli imprenditori locali e al loro posto, quando va bene, aprono bazar cosiddetti ‘bangladesh’. In molti angoli della città, però, sono sfitti (in alcuni casi da vent’anni) molti negozi: vetrine sporche su cui la passata amministrazione ha affisso immagini di Fano che consegnano allo sguardo dei turisti una brutta cartolina della città, ricca di fotografie ma priva della sua vitalità commerciale. Solo nell’ultima settimana sono stati cinque i negozi che hanno gettato la spugna in corso Matteotti (Benetton Intimo, Just In Case, L’Erboristeria e i due punti vendita di Bottega Amalfitana che avevano aperto appena tre mesi fa), su entrambi i lati, anche se l’immagine più desolante è quella che si è creata da piazza Amiani a porta Giulia. E a breve altre cinque attività li seguiranno, tra cui gli storici Abacab (tra il Caffè Centrale e l’ex Tabaccheria, chiusa) e Max Mara che hanno già dato il triste annuncio della cessazione attività sulle loro vetrine.

Un terremoto commerciale ed economico che aveva registrato i suoi primi scossoni già questa estate quando, nel pieno del fermento di agosto, persino ‘l’ex Cornacchini’ di via Arco d’Augusto ha schermato le sue vetrine con della carta da pacchi bianca. ‘Chiuso per ferie’ c’era scritto. Ma la giornata della prevista riapertura è passata in cavalleria. Ha invece accorpato i suoi due negozi (Be Standard e Been) nei locali di uno solo il titolare del Been, Dodo Biagiotti, chiudendo le vetrine di via Montevecchio per mantenere solo quelle in via Alavolini. E farà lo stesso anche Dolcini Dress, che presto lascerà i locali sotto i portici dei Gabuccini ma non quelli lungo il corso. E sotto i Gabuccini, un’altra attività è in procinto di abbassare la saracinesca, come pare farà a breve anche uno storico negozio di calzature poco distante da lì, perché per la titolare è arrivato il tempo della pensione. Senza contare che a inizio anno avevano chiuso già la Boutique Leda, Yamamay e la gelateria Crema e Cioccolato.

"Non si può più far finta di niente perché il fenomeno è ormai dilagante - commenta Matteo Radicchi, direttore di Confesercenti Fano -. La situazione si sta facendo sempre più preoccupante per tutto il tessuto economico cittadino, perché a chiudere non sono le attività delle vie secondarie, ma quelle lungo il corso che dovrebbe essere la via principale del commercio. Attività che in alcuni casi hanno una storia ventennale. Sicuramente le cause vanno ricercate nella crisi economica nazionale che sta impoverendo le famiglie, ma non si possono neppure negare delle scelte non del tutto adeguate degli anni precedenti. Bisogna intervenire subito anche perché tutte queste saracinesche abbassate, creano danno alle attività che ancora sono aperte: non è una situazione invitante né buona pubblicità. Servono azioni concrete da parte dell’amministrazione: iniziative, sgravi fiscali e convenzioni".

Sulla stessa lunghezza d’onda Barbara Marcolini presidente di Confcommercio Fano: "Mentre Pesaro è in saldo positivo tra chiusure e nuove aperture, noi siamo in negativo. Sono infatti 21 le attività chiuse e altre 7 chiuderanno a breve, a fronte di nessun nuovo movimento. Ci vuole una strategia forte di riqualificazione del centro storico, con eventi importanti e soprattutto i parcheggi. Il commercio online a Fano ha preso il 55% del mercato, perché non pagano le tasse che paghiamo noi negozianti e quindi possono fare prezzi stracciati. Qui invece si fa fatica, perché gli affitti e le bollette sono alte, così come i tassi sui mutui che molti hanno".