
I medici Antonio Dottori e Antonio Scardino
Fano (Pesaro e Urbino) 9 luglio 2015 - Due medici fanesi in prima linea. Età diverse ma stesso spirito avventuroso e umanitario per due dottori fanesi che in comune hanno anche il nome di battesimo. Sono Antonio Dottori (foto), ex primario del Pronto Soccorso di Fano e Antonio Scardino, medico di medicina generale che hanno messo la loro professionalità a servizio gratuito dei più bisognosi.
Non ha fatto in tempo ad andare in pensione Antonio Dottori che è subito partito per una missione umanitaria in Ecuador dove per tre settimane ha fatto il medico semplice nella “Operazione Mato Grosso”. Lui, 63 anni, 35 dei quali di servizio in ospedale, negli ultimi anni primario del Pronto Soccorso di Fano, alle direttive degli altri, ultimo arrivato tra gli ultimi. "Non si finisce mai di imparare – racconta al suo ritorno il dottor Dottori –. Lì non ero il primario ed ho imparato l'umiltà, a non gestire le situazioni ma a mettermi semplicemente al servizio. Io che ero abituato a riorganizzare tutto, per essere utile ho dovuto lasciare le cose come erano. Perché lì si fa la medicina che si faceva qui da noi nei primi anni '80. Loro sono molto indietro... ed io in quel periodo sono tornato un po' ragazzino". “Lì” è Zumbahua, 70 chilometri a sud di Quito, in Ecuador, a 3800 metri di altezza. "Ho faticato un bel po' fisicamente – dice con un sorriso -. Il primo giorno ho fatto una rampa di scale e son rimasto lì, l'ho sentita tutta. Ci vuole un po' perché il fisico si abitui all'area rarefatta delle Ande".
Dottori dal 20 aprile al 10 maggio ha lavorato in un ospedale da 40 posti che serve una delle zone più povere del Paese, con un bacino di utenza di oltre 15mila persone. "Mi sono aggregato al dottor Gabriele Pagliariccio di Ancona, chirurgo vascolare a Torrette, marito della mia ex caposala – spiega – che da anni presta volontariato per la Omg che è un movimento educativo missionario che svolge un insieme di attività in America Latina, per educare e favorire i più bisognosi. Sebbene sia formalmente aconfessionale le attività dell'Omg in missione (è presente in oltre 40 comunità in Perù, 17 in Ecuador, 9 in Bolivia e 12 in Brasile) sono principalmente caratterizzate da uno spirito salesiano".
Sono per lo più neolaureati quelli che partono per l'Operazione Mato Grosso, dove imparano tantissimo. "Io che ero abituato ai grandi numeri di accessi in Pronto Soccorso – continua Dottori – lì quasi quasi mi annoiavo. Perché si vedevano una decina di persone al giorno. La maggior parte son polmoniti perché non hanno il riscaldamento e vivono in capanne che non hanno camini, se no entra l'acqua. Puzzano tutti di fumo e si vedono molti intossicati da quelle parti. I bambini piccoli hanno molti problemi polmonari. La salmonella è all'ordine del giorno. La cosa positiva però è che lì un semplice antibiotico fa ancora effetto, non come da noi". Ne ha viste tante in quei giorni. Anche divertenti. "Una volta è venuto uno che simulava un infarto e crisi d'ansia... perché la moglie gli aveva messo le corna, voleva lasciarlo e lui voleva riconquistarla col pietismo".
Scardino invece deve ancora partire. E' questione di giorni. Il giovane medico ha deciso di lasciare tutto e andare con la famiglia ad aiutare i profughi siriani. "Io, mia moglie e i miei figli partiamo la settimana prossima per la Turchia, un paese che si chiama Suruc che è a 10 chilometri dal confine siriano, in particolar modo sulla stessa direttrice della città di Kobane, particolarmente martoriata dalla guerra in questi ultimi anni. Suruc è pieno di campi profughi e hanno continuo bisogno di materiale e di medici. Tutto qui".
E' disarmante la semplicità con cui Antonio Scardino, medico generico romano di nascita e fanese d'adozione di 47 anni, racconta la scelta di vita che lui e sua moglie Giulia Cencioni stanno facendo. "Sono in contatto con medici che sono già là, sia della Mezza Luna Rossa curda sia di Medici Senza Frontiere. Io vado autonomamente, non ho chiesto l'affiliazione a nessuno, sia per motivi burocratici sia per non mettere in mezzo troppa carne al fuoco. Noi intanto andiamo lì, moglie e figli al sicuro in territorio turco. Poi io, se sarà possibile, aprirò un ambulatorio a Suruc per i rifugiati, eventualmente con piccole sortite a Kobane, guerra permettendo, bombardamenti permettendo e sicuramente senza moglie e figli".
Per ora l'idea è quella di andare lì a vedere qual è la situazione reale. "La prima cosa per me sono i figli (di 5, 3 e mezzo e 2 anni), se reagiscono bene, se vediamo che l'ambiente è favorevole ed è una bella esperienza anche per loro... si può stare anche dei mesi. Se la cosa non è così, io porto i farmaci che sono riuscito a raccogliere, li do a chi di dovere, sto lì e poi me ne torno a casa. Faremo un'esperienza con tutte le precauzioni del caso essendo una famiglia, non c'è nessuna missione da compiere". In queste ultime settimane infatti il dottor Scardino ha lanciato un appello su Fb per raccogliere materiale farmaceutico da portare negli ambulatori di Mezza Luna Rossa e Medici Senza Frontiere. "Per ora le persone mi hanno donato Paracetamolo, mascherine, siringhe... speriamo arrivi altro". Per contribuire alla causa lo si può contattare al numero. 3319101403.