GIOVANNI VOLPONI
Cronaca

Dentro la statua alluvionata del Cristo spunta un altro crocifisso più antico

Incredibile scoperta a Pergola: l’acqua ha eroso l’opera custodita nella chiesa di Santa Maria delle Tinte, ma ha permesso di recuperare al suo interno un raro manufatto sconosciuto e risalente al Duecento.

Incredibile scoperta a Pergola: l’acqua ha eroso l’opera custodita nella chiesa di Santa Maria delle Tinte, ma ha permesso di recuperare al suo interno un raro manufatto sconosciuto e risalente al Duecento.

Incredibile scoperta a Pergola: l’acqua ha eroso l’opera custodita nella chiesa di Santa Maria delle Tinte, ma ha permesso di recuperare al suo interno un raro manufatto sconosciuto e risalente al Duecento.

di Giovanni VolponiChe non tutto il male venga per nuocere è noto, ma che da un’alluvione disastrosa come quella che nel settembre 2022 si abbatté su Pergola potesse uscire fuori un Cristo ligneo medievale, nessuno l’avrebbe mai immaginato. È il caso del Cristo Deposto della chiesa di Santa Maria delle Tinte: una storia davvero unica che sicuramente sarà analizzata a fondo dagli studiosi e, quando verrà nuovamente esposto, non mancherà di attirare la curiosità di cittadini e turisti. Il motivo? Perché dentro un Cristo in gesso ce n’era un altro in legno, completo in ogni parte ma più antico di vari secoli. E ora i due manufatti attendono di tornare alla venerazione e alla pubblica fruizione.

Ma riavvolgiamo il nastro: nella notte del 15 settembre circa tre metri di acqua e fango dal Cesano esondato arrivano fin dentro la chiesa settecentesca, devastandone ogni arredo. Tra questi, sotto l’altare destro, un’urna vetrata con un Cristo Deposto da sempre oggetto di venerazione, databile tra Sei e Settecento. Nei giorni successivi, grazie all’attività dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, tutti i beni artistici vengono evacuati dall’edificio per essere restaurati. La teca purtroppo aveva subito più danni del resto, avendo fatto il vetro un ‘effetto acquario’, col fango rimasto più a lungo all’interno a bagnare il Cristo. Tutte le opere, nei mesi successivi, sono state portate a restaurare a cura della Soprintendenza, compresa la statua, giunta nel laboratorio urbinate della ditta Bacchiocca.

Purtroppo il gesso di cui è costituita, gravemente danneggiato dall’acqua, era crepato in più punti. E qui arriva la scoperta: durante il restauro, osservando attraverso le fenditure, gli esperti hanno capito che vi era al di sotto qualcosa di più della solita anima in metallo o in canna che si usa inserire all’interno delle statue in stucco. Era un Cristo nel Cristo, del tutto simile nelle proporzioni, ma lievemente più piccolo e in legno. E soprattutto, di fattura medievale, forse del Trecento o addirittura del Duecento. Un Gesù particolare, di cui non ci sono molti esempi analoghi, specialmente nel nostro territorio. I due Cristi sono stati quindi staccati e restaurati, e quello ligneo dopo quattro secoli ha rivisto la luce. Ora, tornati a Pergola, attendono di essere nuovamente esposti ma ancor di più di essere indagati dagli studiosi, per cercare di capire, oltre alla datazione di quello ligneo, anche la provenienza e l’autore, o quanto meno l’ambito. Resta da capire la motivazione che ha indotto i Pergolesi del Seicento a nascondere sotto uno strato di gesso un antico manufatto. Loro pensavano per sempre: così non è stato.