FANO
di Benedetta Iacomucci
Pepe della Tasmania, olio di avocado, camomilla, calendula. E poi oli essenziali di lavanda e menta. La strategia di contrasto al proliferare del virus Dengue, concentrata in tre prodotti in vendita da ieri nelle farmacie comunali fanesi al prezzo scontato di 15 euro, dopo i miasmi della disinfestazione urbana e delle pasticche larvicide nei tombini, profuma adesso di fiori e spezie. Ma sull’efficacia solleva più di un dubbio Roberto Burioni, il virologo del San Raffaele di Milano. "Manca il principio attivo. E se l’efficacia non è provata – ammonisce – si mettono in pericolo le persone".
Il problema, secondo Burioni, è che nei kit distribuiti in questi giorni a Fano (contenenti 10 pasticche di larvicida di Metoprene, lo spray repellente Pikk Post dopo puntura e lo spray protettivo Pikk Stop, nella versione per adulti o per bambini) c’è un grande assente: il farmaco vero e proprio. "C’è il pepe della Tasmania – osserva –, olio di avocado, camomilla e calendula nell’inutile kit dopo puntura. Mentre nel repellente, oli essenziali di lavanda e menta. E il principio attivo repellente quale sarebbe?". Già ieri l’esperto aveva evidenziato la necessità di un’azione energica contro la zanzara vettore della malattia, una risposta che però dovrebbe prevedere l’uso di repellenti "veri e non quelli ‘naturali’", oltre alla eliminazione delle zanzare adulte e potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione: infatti una volta punto un individuo infetto (che è spesso asintomatico), si infettano a loro volta e rimangono in grado di trasmettere la malattia per tutta la loro vita, che è di un mese circa. Sì: un mese per continuare a pungere e infettare.
Di fronte a questo rischio, il repellente sarebbe sì efficace – ammonisce Burioni – ma "quello vero". Non si salva nemmeno il larvicida, che "sarebbe stato utile tempo fa e non ora, ma passi". "Però mi dite, colleghi fanesi, a cosa serve la ‘pennetta disinfettante’ nella prevenzione della Dengue?". Burioni fa anche notare che "i kit sono 800" e "Fano ha 60mila abitanti". Poi, l’affondo finale: "Se le istituzioni avessero ‘sponsorizzato’ un repellente di non provata efficacia, sarebbe un comportamento gravissimo che mette in pericolo i cittadini. Speriamo che non sia così".
"Non lo è", garantisce Aset, che gestisce le farmacie comunali in cui sono in vendita i kit ’incriminati’. Il presidente Giacomo Mattioli difende la scelta operata e fa un’unica ammenda: "Abbiamo fatto un errore di comunicazione – dice – perché non abbiamo spiegato alla gente che quello in vendita è un ’kit base’, ma che poi il prodotto può essere sostituito, grazie alla consulenza del farmacista, con uno più aggressivo, in base alla caratteristiche della persona, senza spendere un euro in più. Ma nel kit base non potevamo subito partire con un prodotto troppo ’forte’, che poteva causare irritazioni o fastidi. Nulla però impedisce al cliente di fare una scelta diversa, orientata dalla professionalità del farmacista".
Nessuna recriminazione neanche sul lo spray post puntura: "E’ un complemento, un lenitivo. E’ chiaro che non fa prevenzione, ma allevia il dolore. Abbiamo pensato che potesse essere comunque utile, insieme alle pasticche larvicide". La vendita dei kit sta procedendo bene: "Non ho ancora i numeri precisi ma so che in alcune farmacie hanno già esaurito la metà delle scorte, che in media sono 200 a farmacia per un totale di 800. Come so che tanti hanno sostituito il repellente scegliendone uno più aggressivo e pagando – lo sottolineo ancora – la stessa cifra".