di Antonella Marchionni
Il carcere a vita e una cella di isolamento per tre mesi, durante le ore del giorno. E’ la richiesta avanzata ieri dal pm nei confronti di Moustafà Alashri, 43 anni, per l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato della moglie Anastasiia, 23 anni di origine ucraina e madre, allora, di un bambino di 2. Ieri mattina si è svolta in corte d’assise a Pesaro la discussione del processo per l’omicidio della giovane mamma che risale al 13 novembre 2022 a Fano. Il 43enne, presente ieri in aula, ha ammazzato con 29 coltellate la moglie e poi ha chiuso il corpo in un trolley che ha gettato in un dirupo. Venne bloccato e arrestato mentre tentava la fuga.
Ieri hanno discusso anche le parti civili. L’avvocatessa Roberta Giuliacci, per il figlio minore, ha richiesto un risarcimento di 10 milioni euro e l’avvocato Giuseppe Giangrande, per la famiglia della vittima, ha depositato le proprie conclusioni scritte per la richiesta risarcitoria. La coppia era fuggita dall’Ucraina in guerra insieme al proprio figlio di 2 anni per ricostruire una vita lontano dall’orrore. Ma dalla ricostruzione del pm è emerso per Anastasiia un nuovo incubo. La donna, infatti, voleva separarsi e aveva denunciato i maltrattamenti del marito come dimostra quell’ultimo messaggio letto ieri in aula dal pm inviato dalla vittima pochi giorni prima del delitto. "Il problema – scriveva Anastasiia - è che potresti uccidermi la prossima volta".
Quel giorno lei era tornata nella casa di viale Trieste dalla quale si era allontanata per prendere alcuni vestiti e lì ha trovato la morte. L’omicidio è avvenuto poco dopo le 8. Alashri all’epoca aveva trovato un impiego in una pasticceria della zona. Dalle ricostruzioni è emerso che, dopo aver infilato il cadavere della moglie nel trolley lo ha caricato nel furgone e ha utilizzato lo stesso mezzo per effettuare il proprio giro di consegne. E poi ha gettato la valigia nel dirupo, in prossimità di un ristorante di Villa Giulia che era fuori dalla zona di consegna.
"C’è un aspetto inquietante – ha sottolineato il pm – e cioè quello che due giorni prima del delitto Alashri aveva cercato in orario serale la collocazione di villa Giulia, questo è emerso dalla cronologia delle navigazioni del dispositivo. Gli è stato chiesto perché lo avesse fatto e lui ha risposto che si trattava di una generica ricerca". Lasciando quindi aperto l’interrogativo sul perché abbia sentito il bisogno, poco prima del delitto, di cercare sulla mappa, la zona in cui avrebbe gettato il corpo della moglie. La discussione della difesa dall’avvocato Simone Ciro Giordano del foro di Milano è prevista per il 15 ottobre. La sentenza, il 18 ottobre.