Casa Lucia, storie in chiaroscuro nella Giornata del Rifugiato

A Fano, Casa Lucia festeggia la Giornata internazionale del rifugiato accogliendo giovani provenienti da diverse nazioni in cerca di un futuro migliore. La struttura offre sostegno e opportunità per integrarsi nella società, ma i ragazzi dovranno affrontare nuove sfide una volta compiuti 18 anni.

Casa Lucia, storie in chiaroscuro nella Giornata del Rifugiato

Casa Lucia, storie in chiaroscuro nella Giornata del Rifugiato

Oggi è un giorno di festa per gli operatori e i giovani ospiti di Casa Lucia, la struttura di Cuccurano gestita dalla Coop Utopia che ospita richiedenti asilo politico, minori stranieri non accompagnati, minori di qualsiasi nazionalità trovati sul nostro territorio senza una famiglia e minori da collocare in struttura da parte dei tribunali. Oggi si celebra infatti la Giornata internazionale del rifugiato, che commemora l’approvazione nel 1951 della Convenzione sullo statuto dei rifugiati da parte dell’Onu.

Sono 37 i ragazzi che nell’ultimo anno sono transitati per la struttura coordinata dalla fanese Lara Ricciatti, 12 dei quali ancora residenti. "Per lo più sono ragazzini che hanno vissuto esperienze terribili per la loro età - spiega la Ricciatti -, ma pur sempre ragazzini, che chiedono attenzioni e affetto, che è quello che cerchiamo di dargli, oltre a regole di vita che gli permetteranno di inserirsi al meglio nella nostra società". Marwan ha impiegato un anno per arrivare dall’Egitto all’Italia. "Il viaggio in barca è durato quattro giorni di paura, in cui credevo che sarei morto. Vedevo solo acqua attorno a me, finché non è arrivato chi ci ha trascinato a terra". Al tempo aveva 15 anni, non sapeva neppure nuotare. "I miei genitori non volevano che partissi - dice Marwan -, ma a casa non c’erano soldi e io volevo vivere una vita diversa".

Entrando in questo luogo di speranza e di rinascita, salta subito agli occhi la varietà di nazionalità presenti. Tre gli albanesi, un pakistano, e poi tutto il continente africano dall’Egitto, alla Tunisia passando per Marocco, Senegal, Gambia, Mali e Nigeria. "Per arrivare dal loro Paese all’Italia impiegano spesso molti mesi - spiega Ricciatti -, fermandosi anche a fare lavori di fortuna pur di racimolare i soldi per sostenere le spese del viaggio o si trovano ridotti in schiavitù perché i trafficanti richiedono, anche durante il percorso, nuovamente del denaro, pena il loro abbandono soli in mezzo al deserto. A muovere tutti loro, la speranza di un futuro migliore".

Tutte le attività svolte a Casa Lucia hanno l’obiettivo di "riparare" una ferita che è soprattutto sociale, del territorio. In questo contesto, creare loro legami esterni (attività sportive, di studio, tirocini lavorativi) diventa di vitale importanza. Anche perché a breve per questi ragazzi arriverà una nuova sfida. "Compiuti 18 anni - conclude Ricciatti - i ragazzi sono obbligati per legge ad abbandonare questa struttura e se a noi resta il difficile compito di trovargli altre strutture, a loro resta quello di farsi trovare pronti per quel momento".

ti.pe.