TIZIANA PETRELLI
Cronaca

Fano, cadde nel sottopasso ferroviario che porta al mare: “Un calvario da allora, ma danno a me la colpa”

L’insegnante fanese Elisabetta Bartolomeoli racconta: “Quello è l’unico accesso alla spiaggia. Ci passano migliaia di bagnanti ogni giorno”

Il tunnel incriminato a Fano dove cadde l'insegnante Elisabetta Bartolomeoli lo scorso anno

Il tunnel incriminato a Fano dove cadde l'insegnante Elisabetta Bartolomeoli lo scorso anno

Fano, 28 giugno 2024 – “Nel momento in cui, per consentire l’accesso al mare, l’amministrazione pubblica e Rfi lasciano aperti i passaggi di scolo dell’acqua sotto la ferrovia… allora si devono accollare pure la responsabilità di risarcire chi ci si fa male”.

E’ paradossale la storia di Elisabetta Bartolomeoli, insegnante fanese di 60 anni, che rischia di rimanere invalida dopo una caduta che l’estate scorsa le ha provocato una frattura scomposta alla caviglia e al femore sinistro.

“L’assicurazione non mi risarcisce perché dice che non sono caduta in un ‘passaggio pedonale’ ma in un ‘fosso di raccolta acque meteoriche’ - racconta la maestra della primaria di Calcinelli - che però è l’unico accesso alla spiaggia libera di Fano Nord. Per l’assicurazione non ci sono quindi responsabilità di terzi. Ma è una ipocrisia. Perché il passaggio non è chiuso, non è segnalato che sia un fosso, non c’è un divieto. Se li chiudi con una grata, metti un divieto d’accesso e fai sì che quello rimanga effettivamente uno scolo dell’acqua, allora se uno ci casca sono affari suoi. Ma nel momento in cui tu li lasci aperti e per anni migliaia di bagnanti ci passano quotidianamente, allora quelli non sono più scoli ma accessi pubblici al mare. E a quel punto li devi mantenere, rendendoli sicuri, altrimenti sono un ibrido pericoloso”.

Era il 6 luglio 2023, primo giorno di mare per la Bartolomeoli. “Volevo andare nella spiaggia libera tra il Kendwa e Bagni 5 - prosegue -. Nel sottopasso mi ha puntato il piede e sono caduta con tutto il peso del corpo sulla gamba. Ambulanza, ospedale di Pesaro. Sono stata operata d’urgenza: 9 chiodi e una placca. Due mesi immobile, poi la fisioterapia”. Quel giorno in cui è caduta, erano esattamente 10 anni da quando il Carlino aveva denunciato che nel tratto di costa che va da Gimarra fino a Fosso Sejore, non essendoci degli appositi passaggi pedonali, per andare in spiaggia i bagnanti sono costretti ad attraversare i binari della ferrovia servendosi dei canali di scolo delle acque piovane. Un’operazione che viene fatta in condizioni estremamente disagevoli, non solo per la ridotta dimensione del passaggio, quanto soprattutto per le condizioni (anche igienico sanitarie) in cui si trovano questi canali scolmatori.

“Da allora nulla è stato fatto per mettere in sicurezza i bagnanti - prosegue l’insegnante -. Ed io sono la prova delle gravi conseguenze in cui si può incorrere. Una caduta da niente, mi ha cambiato la vita. In seguito ai due mesi di fermo nel letto, sono andata giù fisicamente: mi hanno prescritto tanti antidolorifici e anti-infiammatori. Debilitata, mi è venuto il fuoco di Sant’Antonio che è entrato nel cuore e mi ha lasciato una pericadite che sto ancora curando e probabilmente dovrò fare un’oblazione al cuore. Ho 60 anni, ma prima dell’incidente ne dimostravo assai meno. Adesso invece ho la quotidianità di una 80enne. Prima andavo in palestra, ora il cardiologo ha detto che non posso più fare attività fisica. In più zoppico e se faccio una passeggiata, ogni 200 metri mi devo sedere perché non ce la faccio”.

Per questo chi di dovere “deve fare assolutamente degli accessi in sicurezza, perché non si può pensare che in una cittadina di mare ci siano 5 chilometri di costa inaccessibili, comprese spiagge in concessione”.