
Mario Bellocchi con la sua 'Ciccia' che lo segue ovunque, anche al bar
Fano, 27 settembre 2019 - Inseparabili, tanto che fanno sempre colazione insieme al bar, lei con qualche ciuffo d’erba fresca, lui con un cappuccino e una brioche. Sono Mario Bellocchi, pensionato 65enne di Tavernelle di Serrungarina, e Ciccia, la sua oca di sei mesi che lo segue ovunque. Un legame molto forte il loro, tanto che al mattino lei lo chiama di buon ora, dal suo recinto nel giardino del condominio, svegliando anche qualche vicino, che però si è ormai abituato al verso.

«Quando l’ho comprata – racconta Bellocchi, ex commerciante di attrezzature zootecniche – era così piccola che mi stava in una mano. L’ho allevata con granturco, erba e qualche pezzo di pane, tenendola in casa e in giardino, all’interno di una piccola area recintata, dove disponeva di acqua e di una casetta per ripararsi dalla pioggia e dal freddo. In principio non pensavo che si legasse così tanto a me, considerandolo un semplice animale da cortile, ma ben presto ho dovuto ricredermi. Quando la facevo uscire dal recinto, lei seguiva ogni mio passo. Cosicché ho provato a fare una passeggiata, arrivando nel centro del paese, e Ciccia continuava a seguirmi senza perdermi mai di vista, rispondendo ai miei richiami». Mario Bellocchi è consapevole di essere diventato un punto di riferimento insostituibile per il volatile, al quale ha praticato involontariamente un «imprinting», quel meccanismo scoperto dall’etologo Konrad Lorenz, che lo studiò proprio sulle oche, le quali appena nate, nell’arco di un determinato periodo, riconoscono come propria madre anche un essere umano, con cui stabiliscono un legame di attaccamento che durerà per tutta la vita.
«Sono felice di Ciccia – aggiunge il pensionato – e da un po’ di tempo faccio con lei lunghe passeggiate, percorrendo la via Flaminia, fino a raggiungere un bar a qualche chilometro, spingendomi a volte anche oltre. L’oca cammina accanto a me sul marciapiede, come farebbe un cagnolino, sempre attenta a non allontanarsi verso la strada, beccando ogni tanto un po’ d’erba. Quando entro nei locali, Ciccia mi aspetta fuori paziente, per nulla impaurita dal rombo delle auto e dalle voci dei passanti, e se qualche volta tardo ad uscire, lei attira l’attenzione con uno schiamazzo un pochino irritato». Il volatile è ormai diventato familiare anche ai vicini, che lo hanno accudito amorevolmente quando il suo padrone è stato poco bene. In paese, dove il pensionato è molto conosciuto, non sono però mancati commenti e battutine ironiche, da parte di chi considera la sua scelta un pochino stravagante: «Mi chiedono spesso perché non ho preso un cane o un gatto – conclude Bellocchi – ma a me piacciono le oche, anche se so di andare controcorrente, perché sono animali intelligenti, a dispetto di ciò che comunemente si pensa, oltre a essere pacifici e molto affettuosi». © RIPRODUZIONE RISERVATA