Dopo la protesta choc di qualche giorno fa davanti alla sede dell’ATC di Fano – culminata nel gesto estremo dell’agricoltore Andrea Busetto che si è prelevato cinque cl di sangue con una siringa per denunciare "l’emorragia" causata all’agricoltura marchigiana dal nuovo regolamento regionale sulla fauna selvatica – interviene ora la presidente provinciale della Cia, Sabina Pesci, per smentire alcune delle affermazioni emerse. Se Busetto aveva scelto la via dell’estremismo simbolico e la presidente del distretto biologico Sara Tomassini si era espressa con toni più pacati ma contenuti durissimi, chiamando in causa anche le associazioni agricole – "colpevoli", secondo lei, di essersi piegate a un accordo con la politica – Pesci replica con precisione a quello che definisce "un clima di allarmismo non corrispondente alla realtà". "La prima bufala – spiega la Pesci – è che il nuovo sistema di risarcimento sia stato voluto dalle organizzazioni agricole. Non è così. Prima era tutto gestito dagli ATC, con criteri non uniformi. Ora la Regione ha centralizzato la procedura, con tecnici incaricati regionali e una piattaforma digitale collegata al fascicolo del produttore. Questo garantisce maggiore trasparenza e uniformità".
Sui costi: "Non esiste alcun importo predefinito per la gestione della pratica. Avevamo chiesto un periodo transitorio per permettere l’invio tramite PEC, ma non è stato accolto. Tuttavia, non c’è alcun obbligo di passare dai CAA, e i costi non sono imposti né da noi né dalla Regione".
Infine, sulla prevenzione: "Gli ATC prevedevano già obblighi su colture sensibili. Il decreto e il manuale demandano ora alla Commissione tecnica regionale l’individuazione degli obblighi. Ma ad oggi non ci sono novità operative". Un intervento che punta a ricondurre la discussione su un piano tecnico.
Tiziana Petrelli