Fano, 29 gennaio 2012 - LA SOPRINTENDENZA stringe la «morsa» sulle terme di Carignano. A metà settimana il Comune ha ricevuto la richiesta della Soprintendenza delle Marche di escludere l’edificabilità delle aree, indicate nei punti 5 e 6 dell’accordo di programma, dal Prg di Fano «indipendentemente dai diritti acquisiti». Preoccupato l’assessore all’Urbanistica, Mauro Falcioni, per le conseguenze che potrebbe determinare tale decisione. «Ne parleremo— afferma _ nella prossima giunta, alla presenza dei legali del Comune.— Credo che la Sovrintendenza debba essere consapevole e eventualmente partecipe delle conseguenze che potrebbero derivare da un eventuale ricorso di quei proprietari che per oltre vent’anni hanno avuto i terreni edificabili. La Sovrintendenza si deve rendere conto che se questi proprietari dovessero fare ricorso e chiedere il risarcimento dei danni, il Comune andrebbe in default».
E PROPRIO IERI, uno dei proprietari dei terreni nella zona di Carignano, Carlo Psilopulos, ha scritto una lettera all’assessore Falcioni nella quale ricostruisce la trentennale storia nella quale si è trovata coinvolta la sua famiglia: «Caro assessore sono il figlio di uno dei compartisti (Eredi Disante, si ricorderà sicuramente del caso di Luigi Disante contadino vessato dall’Ici, ancora oggi dal 2004 problema irrisolto) delle terme di Carignano e a nome di tutti gli eredi vessati da anni le scrivo nella speranza che possa forse chiarire le cose. Come ben saprà la nostra proprietà è da 30 anni centro delle pianificazioni urbanistiche del Comune e oggetto di prospettive di edificabilità, puntualmente disattese, le quali peraltro non erano mai state richieste nè da mio nonno nè dai noi eredi. D’altro canto va detto che la pubblica amministrazione non ha mai mancato di richiedere l’Ici sull’area. Le ricordo che siamo stati costretti a proporre più di un ricorso alla Commissione tributaria (uno recentissimo) per far valere le nostre ragioni contro gli accertamenti Ici compiuti dalla Duomo Gpa, forte dell’atteggiamento latitante delComune».
«A CIÒ va aggiunto che ogni speranza di risolvere l’empasse — prosegue la nota — in cui versa da decenni l’area, si è per noi definitivamente infranta, quando a seguito dell’ultimo parere della Soprintendenza, le fasi 5 e 6 dell’accordo di programma al quale abbiamo partecipato delegando alla società Terme di Carignano Srl (leggasi Berloni) di curare i nostri interessi- a questo punto direi commettendo un errore- sono state definitivamente escluse dall’accordo di programma e dal comparto. La nostra proprietà coincide con gran parte dell’area esclusa. Da una parte si cerca di capire come dare più metri quadri a Berloni per costruire il suo maxi albergo, dall’altra nessuno si preoccupa di capire se i nostri interessi siano stati lesi. Il risultato: la nostra terra, cuore delle progettazioni degli ultimi 30 anni, che edificabile doveva essere secondo il Comune e sulla quale ci si chiedeva e ci si chiede tuttora di pagare pesanti tributi, oggi non lo è piùA favore di tutte le aree a noi circostanti. Oltre il danno anche la beffa».
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