Chiara Barin
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Bosnia, la vita ai margini. I migranti negli squat

Viaggio nelle vecchie fabbriche abbandonate

Ragazzi all’alba, all’interno della struttura di Dom Penzjonera (foto Claudio Silighini)

Ragazzi all’alba, all’interno della struttura di Dom Penzjonera (foto Claudio Silighini)

"Ricordati che dove finisce la logica, inizia la Bosnia" con questa frase si congeda dopo aver pranzato con noi, Hamdija Lipovača ex primo ministro della Bosnia Herzegovina ed ex sindaco di Bihac. In questo assioma ci sono tutte le difficoltà di una nazione sull’orlo di una crisi di nervi.

La Bosnia è stato il paese che dalla guerra dei Balcani è uscita peggio tra gli attori del conflitto, e ha ancora le ossa rotte.

La gran parte dei giovani "la metà della forza lavoro" è emigrata nei paesi vicini come Germania e Austria, cercando un futuro sottratto al loro paese.

A questo si aggiungono le nuove rotte balcaniche dei migranti, che creano una enorme crisi umanitaria alle porte dell’Europa, verso il confine Bosniaco/Croato.

Rotte che attraversano Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Bosnia, Croazia e Slovenia per migranti e rifugiati prevalentemente provenienti da Siria, Iraq, AfghanistanLibia ed Pakistan.

In questo momento all’interno dei confini bosniaci sono presenti circa 5mila migranti, tra campi ufficiali e oltre 500 squat sparsi tra vecchie fabbriche abbandonate ai tempi della guerra, come quelle di Krajina Metal e Dom Penzjonera a Bihac, oppure il campo di Lipa ben noto alle cronache dopo l’incendio di dicembre, Velika Kladusa ed altri campi ufficiali.

L’inverno bosniaco è molto rigido e i migranti sono allo stremo, le condizioni sanitarie assolutamente alla deriva, specialmente negli squat dove non vi è il controllo da enti come I.O.M., che si occupa solo dei campi ufficiali, questo ha portato ad una nuova ondata di scabbia.

Purtroppo si aggiungono ulteriori tensioni, come ad esempio l’inasprimento dei rapporti tra la popolazione locale e i migranti, e lo si capisce da cartelli che sono al di fuori di semplici esercizi commerciali che vietano l’entrata a questi ultimi.

Non si può ignorare il fatto che chi cerca di attraversare i confini (the Game) finisce vittima di violenze da parte delle autorità della polizia croata più volte richiamata dalla Unione Europea, che ha chiesto di interrompere i pushback (respingimenti illegali)

E' venuto il momento di denunciare queste violazioni dei diritti fondamentali perpetrate nei confronti dei migranti e dei rifugiati, ponendo seriamente il tema all’attenzione delle istituzioni europee.