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Violenza sulle donne: Emilia Romagna stanzia 1.300.000 euro per il Reddito di libertà

Arrivate già 290 domande da vittime di maltrattamenti. L'assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori: "Speriamo che grazie a questa misura più donne chiedano aiuto"

L'assessora Barbara Lori in conferenza stampa oggi

L'assessora Barbara Lori in conferenza stampa oggi

Bologna, 20 aprile 2022 - Uscire dall’incubo della violenza domestica per le donne non è facile. Nella maggior parte dei casi il problema è l'assenza di risorse economiche. Ora, però, in Emilia-Romagna, le vittime di maltrattamenti possono contare in modo concreto sullo strumento del Reddito di libertà perché, come annunciato oggi dall’assessora regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori, Viale Aldo Moro metterà a disposizione un milione e 300mila euro per renderlo pienamente operativo.

Arrivate 290 domande da donne maltrattate

Istituto nel 2020, il Reddito di libertà ha lo scopo di accompagnare le donne che hanno subito violenza in un percorso di autonomia per sé, ma anche per i propri figli. Si tratta di un assegno di 400 euro al mese per un anno, cumulabile con altre misure di sostegno, come il reddito di cittadinanza. Finora c’era stato solo uno stanziamento di circa 200 mila euro di risorse nazionali, insufficienti a rispondere alle 290 domande inoltrate da donne in difficoltà nel primo trimestre del 2022, secondo i dati fornito dall’Inps, a cui arrivano le richieste certificate dai centri antiviolenza e dai servizi sociali. Ora, però, grazie allo stanziamento aggiuntivo della Regione, tutte le domande verranno accolte e lo stesso si potrà fare anche con eventuali nuove richieste. Anche perché sono in arrivo altri fondi. Nelle prossime settimane, infatti, a seguito dell’approvazione di un Dpcm, verrà assegnata all’Emilia-Romagna un’ulteriore tranche di risorse statali pari a 667mila euro per il 2021-22, che permetterà di superare i 2 milioni di euro.

Grande soddisfazione in Regione

“Quella di oggi è una tappa importantissima - commenta l’assessora Lori -. Si tratta di una misura di sostegno concreto per le vittime di violenza che era molto attesa per poter dare a queste donne la possibilità di intraprendere percorsi di autonomia e riappropriarsi del proprio futuro: un traguardo che rappresenta un successo per tutta la comunità. Alla fine dell’anno abbiamo deciso di dare, attraverso fondi del bilancio, un impulso importante a questo provvedimento”. “Tramite l’importante integrazione della Regione – sottolinea Lori – si dà concretezza e sostegno reale a un futuro di libertà per le donne vittime di violenza, raggiungendo una vasta platea. E’ una risposta necessaria che avvia la fase di attuazione del nuovo Piano di contrasto alla violenza di genere”.

La misura del reddito di libertà si va a sommare ai contributi erogati per aiutare le donne vittime di violenza a coprire le prime spese per l’affitto e la gestione di un’abitazione. Dal 2017 ad oggi sono stati stanziati 1.298.400 euro. Risorse distribuite tra Comuni capofila dei 38 ambiti distrettuali socio-sanitari dell’Emilia-Romagna, di cui sono destinatarie le donne inserite in un progetto specifico che preveda l’uscita dalle case rifugio o da alloggi di transizione, che possono arrivare fino ad un massimo di 6 mila euro. “Ci auguriamo che questa misura possa incrementare da parte delle donne la disponibilità a chiedere aiuto – spiega l’assessora Lori -. Continueremo a monitorare con il Dipartimento Pari opportunità e l’Inps l’efficacia della misura e stiamo lavorando tutti perché diventi strutturale”.

Grande soddisfazione anche da parte del Pd in Regione per il provvedimento. “La presa in carico della donna che, spesso con i figli, ha il coraggio di allontanarsi dall’autore di violenza in famiglia, deve essere garantita – sottolinea Roberta Mori, consigliera, coordinatrice nazionale delle commissioni Pari opportunità delle Regioni e portavoce regionale delle Donne Democratiche -. In più l’autonomia economica e più in generale la condizione femminile ha risentito drammaticamente della crisi legata alla pandemia e le richieste di aiuto per violenze domestiche sono cresciute ovunque dal 2020 presso i centri antiviolenza regionali. Per questo motivo lo strumento del Reddito di libertà è fondamentale”. “E’ una misura concreta per aiutare le donne vittime di violenza ad emanciparsi economicamente e ad allontanarsi dai propri aguzzini” commenta la consigliera regionale Nadia Rossi che sottolinea però che “affinché questo provvedimento sia davvero utile, occorre scorporare l’Isee della vittima da quella del marito o compagno violento”. E’ una questione che non attiene alla Regione ma “è intollerabile che ne risulti uno unico per le vittime e l’ex con cui risultano ancora formare il nucleo anagrafico, anche se non sono più conviventi”.  

Chi può fare domanda per il reddito di libertà

Destinatarie della misura sono le donne con figli minori o senza figli, seguite da un Centro antiviolenza ufficialmente riconosciuto e in condizioni di bisogno economico. Per questo, la domanda che le interessate possono fare al proprio Comune di residenza deve essere corredata oltre che da un’attestazione del Centro antiviolenza relativa al percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso, anche da una certificazione dei Servizi territoriali che attesti le condizioni di difficoltà socio-economica. L’assegno viene erogato in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, pari dunque a 4.800 euro. Tra le spese che possono essere coperte anche quelle per l’istruzione e la formazione dei figli.