VALERIO BARONCINI
Cronaca

Covid Emilia Romagna, Bonaccini: "Obbligo di vaccino a scuola"

Il governatore e il piano per la ripartenza: "Dubbi normativi sulla richiesta di green pass per chi gestisce o lavora nei locali. Ma senza..."

Il Presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

Il Presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

Bologna 28 luglio 2021 - I medici e gli infermieri che non si vaccinano? "Va loro cambiato mestiere". E nei ristoranti, negozi o alberghi, si può obbligare chi lavora a esibire il green pass? "Legalmente è complesso. Ma senza...". Infine, la scuola: "Sono per l’obbligo vaccinale per il personale": notte umida, piazza di Castel San Pietro Terme, Stefano Bonaccini davanti a trecento persone dice che "la politica deve avere l’intelligenza e la misura di ascoltare nei vari settori chi se ne intende".

Coronavirus oggi Emilia Romagna, il bollettino 28 luglio 2021. I dati

Quindi, da presidente della regione Emilia-Romagna, cosa pensa dell’obbligo vaccinale? "Vedo troppi irresponsabili, cosa deve succedere in questo paese? Ci sono stati già 13mila morti di Covid in regione. E c’è chi fa polemica per le sanzioni a qualche medico e infermiere. Io farei cambiare mestiere! Con la tua vita fai quel che vuoi, ma devi tutelare la salute degli altri". Quindi vale anche per altre categorie? "Oltre alla sanità, io estenderei l’obbligo di vaccinazione anche a tutti quelli che insegnano o lavorano nelle scuole, dove vanno i nostri figli e nipoti. Siamo già oltre l’85% di personale vaccinato, ma si può fare meglio. E ricordiamoci di una cosa". Sarebbe? "Non siamo usciti dall’incubo, da 30 casi siamo arrivati a quasi 600. Si è tornati a ricoverare, anche se calano i malati in terapia intensiva, perché il vaccino protegge anziani e fragili. Ma, toh, i ricoverati crescono nei reparti Covid: la gran parte di loro non è vaccinata...". Così si arriva al Green pass, la certificazione verde che si vuole estendere a chi lavora nei locali, teatri o stadi. "Prima specifico: tanti sono corsi a vaccinarsi, ma vogliamo andare oltre il 70% previsto per l’immunità di gregge. Entro fine estate possiamo vaccinare con doppia dose tutti quelli che lo vogliono fare". Sì, ma il green pass? "E’ uno strumento che serve, ma qualcosa cambierei: penso alle discoteche e ai locali da ballo: se sei vaccinato, perché non andare in discoteca, in maniera magari contingentata? Quello che succede sono le innumerevoli feste private che non controlla nessuno, con la polizia locale costretta a fare il giro delle sette chiese". E il personale a contatto con il pubblico nei pubblici esercizi deve avere il green pass? "Non so se sia possibile, il tema è normativo. Come possono gli imprenditori obbligare i dipendenti, se non lo dice chiaramente lo Stato?Certo che senza... C’è già il caso di qualche albergo che ha dovuto chiudere perché i dipendenti non vaccinati hanno creato dei focolai. E’ una delle cose più complicate". Un altro settore che soffre è lo sport. "Si può fare meglio: su regole, capienze, esigenze. Lanceremo come Regione un bando da 8 milioni di euro per le società sportive: qui c’è il rischio che non rialzino più la saracinesca". Il pubblico potrebbe tornare nei grandi eventi. "Beh, pensate a Imola e alla Formula 1, cosa sarebbe stata con il pubblico. Ci auguriamo di portare a casa per qualche anno, magari tre, il Mondiale di F1 e con esso il pubblico vaccinato. Sullo sport anche il Governo se ne occupi di più e meglio: è una questione sociale, di salute, di coesione". Torniamo al Gp di Imola. "Sto aspettando che mi chiamino per fare l’accordo per i prossimi anni". Si parla di circa 20-23 milioni annui. "Non tutti sono attenti come il ministro Luigi Di Maio: io stesso avevo pregiudizi, ma ho capito che vuole riconfermare i milioni di euro ogni anno per i prossimi anni. Vuole che la F1 stia a Imola per altri anni, perché il Gran premio è dedicato al Made in Italy, non solo all’Emilia-Romagna". Per il Pd è un momento delicato l’ennesimo momento di trasformazione. Il suo libro si chiama ‘Il paese che vogliamo’. Qual è il Pd, invece, che vorrebbe? "Un Pd dove le persone si sentono utili indipendentemente dal ruolo che hanno. Un Pd dove gli amministratori sono ascoltati di più e contano di più. Un Pd che va in piazza: dobbiamo lasciare solo agli altri le piazze? Se hai voglia solo degli applausi stai a casa, non dobbiamo avere paura di fare brutte figure". Non tutti la pensino come lei. Anzi, in molti la avversano su questo. "Serve una classe dirigente che guardi al futuro. Vorrei un partito con linguaggio e identità precise, che si capissero. Sento linguaggi tali, da alcuni esponenti dem, che a volte mi chiedo da quanti anni non frequentino un bar, una piazza, una scuola, una fabbrica. Non dobbiamo fare discorsi da bar, ma abbiamo lasciato solo gli altri andare al bar: dobbiamo essere una forza popolare". La destra però vola. "Le percentuali sono alte perché chi soffia sulla paura ha preso consenso, c’è paura del futuro, e per un po’ noi abbiamo tenuto la testa reclinata nel passato. Però è arrivato Joe Biden, alla fine si è tornati a vincere, insomma anche il sovranismo segna una battuta d’arresto. Il Pd chi lo vota? I laureati, quelli molto istruiti, coloro che stanno mediamente bene, che vivono nelle città. Io a Bologna città ho preso due voti su tre, il 65%: ma nei comuni montani, un terzo dei comuni, ho perso quasi ovunque alle Regionali 2020. Più ti allontani dai centri di decisione e più hanno guardato dall’altra parte. Il Pd non sia populista, ma popolare. Fra le persone".

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