Bologna, 2 febbraio 2022 - Le piscine dell'Emilia Romagna per la prima volta vanno in sciopero. La protesta è in programma domenica prossima, 6 febbraio, una "misura estrema" decisa insieme al coordinamento nazionale dei gestori degli impianti.
A spiegarlo è Roberto Veroni del coordinamento regionale, attivo da 20 mesi e che a gennaio si è costituito in associazione. Tra i limiti imposti dalla pandemia e il caro bollette, spiegano i gestori, la situazione delle piscine dal punto di vista economico finanziario è in caduta libera.
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Per questo l'associazione formula una serie di richieste, per salvare un settore che solo in Emilia Romagna conta circa 30.000 addetti e centinaia di migliaia di utenti. Alla Regione, spiega Luca Bosi del coordinamento regionale, "chiediamo che si metta subito in campo un altro bando per ristori a fondo perduto" e che venga rinnovato il bonus piscine.
Al Governo, invece, la richiesta è di un un contributo da 150 milioni di euro "per calmierare la situazione", l'estensione dell'ecobonus 110% agli impianti natatori e l'inserimento delle piscine da parte del ministero negli aiuti previsti per gli impianti energivori contro il caro bollette. Infine, a livello sia nazionale sia regionale, "chiediamo agli enti pubblici di farsi promotori di un piano di riequilibrio economico finanziario" a sostegno dei gestori degli impianti.
"Solo così possiamo continuare a garantire lavoro agli addetti e i servizi agli utenti", afferma Bosi. In 23 mesi di pandemia, sottolinea il coordinamento dell'Emilia-Romagna, le piscine sono rimaste chiuse in tutto per 11 mesi e oggi sono alle prese, da una parte, con la recrudescenza della pandemia che sta causando "una riduzione del 50% dell'utenza" e, dall'altro, con l'aumento dei costi dell'energia che ha provocato "aumenti fino al 100%" nelle bollette. Noi viviamo di piccole quote e migliaia di presenze - sottolinea Veroni - il Covid ha creato una disparità di equilibrio economico finanziario, ma non possiamo scaricare sulle tariffe per gli utenti l'aumento dei costi. Inoltre, abbiamo protocolli ancora esistenti che limitano la capienza al 40%".
Il coordinamento piscine Emilia Romagna ricorda che i gestori degli impianti hanno una "funzione sostitutiva degli enti pubblici. La sinergia tra attività e gestione aumenta il livello qualitativo- spiega Veroni- e consente al privato sociale di fare investimenti che il pubblico non riesce a fare". Quindi, insiste l'associazione, "il nostre settore dovrebbe essere tutelato, ma non riusciamo ad avere un quadro economico chiaro. In più i ristori hanno escluso tutte le attività istituzionali come i corsi, quindi non possiamo usufruirne".
Fino ad oggi, segnala il coordinamento, "i vari decreti ristori hanno garantito somme che arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali, quando mediamente si sono registrate riduzioni di fatturato di oltre il 50-60%. Somme che non bastano nemmeno a pagare un mese di utenze di luce, acqua e gas. Molti impianti non hanno riaperto dopo la pausa natalizia, significa che le persone non potranno più fare sport. Significa togliere salute, benessere e quel minimo di socialità che è rimasta".