Quella di Louis Dassilva è una "mentalità che non conosce limiti alle proprie possibilità di azione e che contempla come possibile la soppressione di una vita umana se questa ostacola un suo piano". Il 34enne senegalese, unico indagato per il delitto di Pierina Paganelli, è un soggetto al quale "non può essere attribuita nessuna affidabilità". Lo scrive il giudice Mazzino Barbensi, presidente del collegio del tribunale del Riesame di Bologna a cui la difesa di Dassilva, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, avevano presentato il ricorso contro l’ordinanza cautelare emessa dal gip, Vinicio Cantarini. Dassilva è in carcere dal 16 luglio ed è l’unico indagato dal sostituto procuratore Daniele Paci, per l’omicidio della 78enne avvenuto il 3 ottobre del 2023 nel garage del condominio di via Del Ciclamino, a Rimini. Nelle 33 pagine delle motivazioni, il tribunale del Riesame di fatto blinda l’impianto accusatorio a carico del 34enne, avallando buona parte delle conclusioni a cui erano giunti gli investigatori della squadra mobile di Rimini, guidata dal commissario capo Marco Masia. Contro Dassilva, secondo il Riesame, sussistono gravi elementi, a cominciare "dall’idenficazione del senegalese come l’ignoto ripreso dalla cam 3" della farmacia San Martino alle 22.17 della sera del delitto. A ciò si aggiungono "i depistaggi effettuati dall’indagato, il movente dell’omicidio", che è da ricercare nella relazione extraconiugale tra Louis e la nuora di Pierina, Manuela Bianchi. Altri elementi, sostiene il Riesame, sono "l’altezza del presunto assassino e le modalità esecutive, la mancanza di alibi, la compatibilità delle tempistiche con la dinamica dell’omicidio, l’assenza di estranei al condominio, in particolare di pigmentazione scura, l’addestramento militare dell’indagato" (che ha un passato nella Gendarmeria senegalese), "la possibilità per Dassilva di acquisire informazioni utili per sorprendere la vittima da sola, la circostanza che la mattina dopo la scoperta dell’omicidio l’indagato si recò a suonare ad un’unica condomina".
Ieri intanto Loris Bianchi, il fratello di Manuela, è stato convocato nuovamente in Questura dagli agenti della squadra mobile che indagano sul delitto di via del Ciclamino. "Si è trattato di una chiacchierata informale sulla questione dell’incidente nel quale è rimasto coinvolto Giuliano Saponi, figlio di Pierina" ha spiegato il criminalista Davide Barzan che, insieme all’avvocatessa Nunzia Barzan, assiste sia Loris Bianchi che la sorella Manuela. Bianchi è entrato in Wustura poco dopo le 10, rimanendoci per quasi tre ore. Tuttavia non è stato sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio: né ha fornito quello che tecnicamente vengono definite "sommarie informazioni testimoniali". "Io mi sento tranquillo, mi aspettavo da tempo questo incontro" ha aggiunto Loris al termine del colloquio in Questura. "Di cosa abbiamo parlato? Ho espresso sensazioni su tante cose, ma non le voglio dire, sono cose mie" ha aggiunto.
Stando a quanto emerso, Bianchi avrebbe dato agli inquirenti la disponibilità ad effettuare delle copie forensi di due cellulari in suo possesso. Negli smartphone sono infatti racchiusi i messaggi tra Loris e la sorella Manuela. Gli inquirenti vogliono dunque comprendere se in quegli scambi possono essere emersi eventuali dubbi sulla mattina del 7 maggio del 2023, giorno del misterioso incidente che aveva fatto finire in coma Giuliano Saponi, il figlio di Pierina e marito della Bianchi. "Il giorno dell’incidente di Giuliano ho visto Louis uscire in tuta dal garage di via del Ciclamino": questo in sostanza avrebbe riferito Bianchi.
Lorenzo Muccioli
Francesco Zuppiroli